Scandalo «mazzette», 6 vigili indagati a Roma. Regali per chiudere un occhio su irregolarità in bar e negozi
Dai favori per le insegne dei locali, ai prosciutti regalati, fino a pratiche edilizie relative a immobili dei Casamonica. Sono solo alcune delle ipotesi investigative che ha convinto la magistratura ha chiudere le indagini nei confronti di agenti della Polizia di Roma Capitale, imprenditori, e funzionari dell'ufficio edilizia e ispettorato edilizio del Municipio VII. Il tutto, secondo quanto accertato dagli inquirenti di piazzale Clodio, «condito» da una serie di «mazzette». Il pubblico ministero Carlo Villani, titolare dell'inchiesta, ha infatti chiuso le indagini, atto che può preludere a una richiesta di rinvio a giudizio nei confronti degli imputati. Nel mirino della magistratura sono finiti, a seconda delle posizioni processuali, sei vigili urbani e un funzionario dell'Ufficio Edilizia e Ispettorato Edilizio del VII Municipio. Non solo. Negli atti spuntano anche professionisti di uno studio tecnico romano e due imprenditori. Le accuse ipotizzate nella chiusura indagini vanno, a vario titolo, dalla corruzione, al falso e accesso abusivo al sistema informatico.
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Gli accertamenti sono iniziati nel luglio di due anni fa, quando gli inquirenti indagavano sul fallimento dell'impero Cavicchi. Durante le indagini, gli inquirenti hanno scoperto che un ristorante, un albergo e un parcheggio violavano diverse norme urbanistiche. Ma i vigili urbani non avrebbero verbalizzato nessuna irregolarità nel corso dei controlli. Così è cominciata l'inchiesta che ha portato la Guardia di Finanza a scoprire una serie di presunti illeciti dello studio di professionisti per ottenere i «favori» di alcuni agenti della Polizia di Roma Capitale attraverso qualche regalo. Tra questi, 400 euro per «nascondere» le verifiche al «Mago della frutta», oppure promesse di soldi per mettere nero su bianco falsamente la regolarità delle insegne di un'attività commerciale.
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Al centro dell'indagine, dunque, il presunto comportamento corruttivo di alcuni indagati che avrebbero chiesto per anni «mazzette» a commercianti, soprattutto al Tuscolano e all'Appio, per «non vedere» gli abusi edilizi o per fargli ottenere le licenze. Tra i «clienti» degli indagati, anche due appartenenti alla famiglia Casamonica. Un'indagata dello studio professionale, «si è occupata di risolvere presso gli uffici comunali alcune problematiche legate a degli immobili di proprietà della famiglia Casamonica - si legge nelle carte - con un non meglio identificato pubblico dipendente dell'Ufficio Condono edilizio di Roma Capitale, ai quali, per i favori resi, hanno corrisposto del denaro», pari a 200 euro. Nella rete degli indagati bar, carrozzerie, negozi e ristoranti con titolari cinesi, pasticcerie, parrucchieri e barbieri. Tutti i fatti contestati sono stati ricostruiti dalla Finanza grazie anche a riprese video e intercettazioni telefoniche.
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