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Emergenza sicurezza, sinistra paladina dei rave party

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Gaetano Mineo
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La Sinistra per frenare l’emorragia di consensi ora si erge anche a paladina dei rave party. E così, a cominciare dal Partito democratico, attacca il governo Meloni per aver istituito una nuova fattispecie di reato: «Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica». In pratica, il contestato 434-bis che, sempre secondo la Sinistra, toglierebbe anche la libertà di manifestare. La premier Giorgia Meloni sceglie i social per cercare di uscire dall’angolo. Quella adottata, assicura, è «una norma che rivendico e di cui vado fiera perché l’Italia, dopo anni di governi che hanno chinato la testa di fronte all’illegalità non sarà più maglia nera in tema di sicurezza». E chi lancia l’allarme su possibili restrizioni del diritto di manifestare, per il capo del governo, fa «strumentalizzazioni» che «lasciano il tempo che trovano». In ogni caso, «vorrei rassicurare tutti i cittadini, qualora ce ne fosse bisogno, che non negheremo a nessuno di esprimere il dissenso. A negarlo in passato, semmai, sono stati proprio coloro i quali oggi attaccano i provvedimenti del nostro esecutivo, difendendo di fatto chi invade terreni ed edifici altrui», conclude la Meloni.

 

 

 

In sostanza, il reato «invasione», viene ribattezzato dall’opposizione divieto a manifestare. D’altronde, per la Sinistra, forse, manifestare vuol dire invadere e occupare per sette giorni trenta ettari di terreno (proprietà privata) da parte di circa 8mila ragazzi provenienti anche da fuori dell’Italia per schiamazzare, drogarsi, distruggere beni altrui, ubriacarsi, scatenare disordini a tal punto da scapparci anche il morto: un giovane ventiquattrenne. Parliamo del rave party di Valentano, quando nella settimana di Ferragosto del 2021, l’evento è diventato virale, trascinando l’Italia nel ridicolo. E non tanto perché l’allora ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha impiegato sette giorni per far ritornare il sereno in quel pezzo di terra del Viterbese, con conseguente dispendio di soldi pubblici per le centinaia di uomini e mezzi delle forze dell’ordine entrati in azione, ma soprattutto perché è passato il messaggio che in Italia i rave party si possono fare e nessuno rischia nulla. O quasi, se si pensa che degli ottomila invasori di Valentano solo uno è finito nelle maglie della giustizia, mentre il proprietario del terreno fino a oggi attende - non si sa da chi - un risarcimento di circa seicento mila euro per i danni subiti.

Non è un caso se, pur essendo l’Italia uno dei pochi Paesi in Europa che non ha una norma ad hoc contro i rave party, tanto da diventare la capitale dei raduni musicali, finora non si era arrivati a mettere nero su bianco su questa fattispecie. Da qui, il 434-bis, provvedimento dettato dalla cronaca, il rave party di Modena e sul quale è calato il sipario nel giro di ventiquattrore, grazie alla mediazione delle forze dell’ordine. Norma che ora passerà al vaglio del Parlamento ma che ha fatto segnare qualche distinguo anche nella stessa maggioranza. È il caso di Forza Italia, che in merito alle intercettazioni che scatterebbero perché il reato è punibile fino a sei anni, si dice perplessa. Ma proprio sulle intercettazioni, Maurizio Lupi ha già la soluzione: «Basta intervenire abbassando la pena da 6 a sotto i 5 anni e si risolve il problema. Ma il diritto alla sicurezza e alla proprietà privata credo siano diritti di buon senso, non di destra o di sinistra».

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