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Figuraccia Conte al Senato: non riesce a eleggere il suo capogruppo. E finisce in rissa

Schiaffo all'ex premier: il suo candidato non passa e pareggia con quella di Di Maio. Liti su una scheda potenzialmente nulla

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Se doveva essere una prova di forza per dimostrare la propria presa sui gruppi parlamentari del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte l'ha fallita miseramente. E' finito in parità, trentasei schede per ciascuno dei due candidati, il duello al Senato per eleggere il nuovo capogruppo. 

A contendersi la poltrona era l'uscente Ettore Licheri, contiano di ferro, vero e proprio portavoce dei voleri dell'ex premier ai senatori, e la sfidante Maria Domenica Castellone, vicinissima a Luigi Di Maio. I pronostici della vigilia erano tutti per Licheri, dato che il numero dei contiani a Palazzo Madama - così raccontavano i fedelissimi di "Giuseppi" - erano più che tranquillizzanti.

Invece qualcosa è andato storto. E non è escluso che a provocare qualche "franco tiratore" sia stata la decisione di Conte di mandare in televisione solo i suoi cinque vicepresidenti appena scelti. Una mossa contestate da molti a microfoni spenti e pubblicamente dal parlamentare Primo Di Nicola.

Non è mancato un giallo con tanto di litigio tra le due fazioni, su una scheda poi assegnata a Licheri. «È chiaramente un voto per Licheri!», «No, la scheda va annullata, c’è più di una croce sopra!». Diversi senatori, secondo quanto apprende l’Adnkronos, avrebbero sollevato dubbi su una scheda, assegnata poi a Licheri: «Erano stati contrassegnati con una croce tutti i membri della squadra di Licheri, mentre occorreva effettuare un solo contrassegno», spiega una fonte pentastellata a Palazzo Madama, che sottolinea: «Una scheda di questo tipo potrebbe risultare decisiva nella votazione finale, visto che la partita si gioca sul filo di lana».

Per alcuni, l’esito del voto di questa sera - a cui molti guardavano con attenzione anche in vista delle future dinamiche interne - restituisce la fotografia di un gruppo spaccato; per altri, invece, è stato solo un normale esercizio democratico, una sana competizione tra due candidati. Ora è in corso un dibattito per stabilire la data della prossima votazione e non è escluso che possa slittare alla prossima settimana: in quell’occasione sarà ancora necessaria la maggioranza assoluta degli aventi diritto per eleggere il capogruppo. In caso di terzo scrutinio basterà la maggioranza assoluta dei votanti.

Conte aveva già dovuti subire uno stop alla Camera, dove non era riuscito a ottenere le dimissioni anticipate dell'attuale capogruppo, Davide Grippa, fedelissimo di Grillo e molto amato dai deputati. Si dimetterà solo a fine dicembre. E non è detto che anche in quella data l'ex premier riesca a imporre un suo uomo. Montecitorio, tra le due Camere, e considerata quella più ostile a "Giuseppi".

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