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"Sono Matteo Messina Denaro", la tentata fuga dalla clinica poi l'arresto

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Quando i carabinieri lo hanno fermato e gli hanno chiesto come si chiamasse, l'uomo registrato alla clinica la Maddalena di Palermo ha risposto: "Matteo Messina Denaro". Tutta via il capo dei capi della mafia siciliana arrestato dopo un blitz degli uomini del Ros e del Gip al termine di una latitanza durata trent'anni, aveva provato a scappare.  Si sarebbe accorto di qualcosa di strano e per questo sarebbe uscito dalla clinica in cui si era recato per un controllo oncologico dopo essere stato già operato per un tumore al colon, a poca distanza da casa sua, tentando la fuga finita in vicino a un bar. Il cerchio a quel punto si era chiuso, e il superboss non ha opposto resistenza.

 

L’operazione è stata effettuata dai carabinieri dei Ros, come annunciato dal comandante Pasquale Angelosanto.  Dopo il blitz nella clinica a Palermo, scattato alle 9, Messina Denaro è stato trasferito alla Caserma San Lorenzo, in via Perpignano. All0inizio si era parlato di una località segreta, poi evidentemente è stata cambiata. Le forze dell'ordine stavano braccando da tempo l'ex primula rossa della criminalità organizzata che faceva periodicamente controlli in quella struttura, che la scorsa notte durante il blitz del Ros era stata messa in sicurezza con diverse decine di uomini per tutelare tutti gli altri pazienti. 

 

Messina Denaro è originario di Castelvetrano (Trapani) ed era di fatto l'erede di Totò Riina, arrestato esattamente 30 anni fa. Deve scontare ergastoli per decine di omicidi tra i quali quello per l’assassinio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito strangolato e sciolto nell’acido, per le stragi in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e per gli attentati di Firenze, Milano e Roma del '93.

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