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«Sport a scuola e lotta al doping»

Gianni Petrucci

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Domani è il giorno chiave, quello che decreterà il nuovo presidente del Coni. Un uomo solo al comando, Gianni Petrucci, che salvo sorprese al momento improbabili (le quotazioni del rivale Chimenti sono al ribasso), verrà rieletto per il suo terzo ed ultimo mandato. Una vittoria che dovrebbe essere schiacciante dopo la debacle del Presidente della Federnuoto Barelli prima candidatosi e poi ritiratosi dalla corsa per la poltrona più importante dello sport italiano. Il numero uno del nuoto italiano ha pagato probabilmente la gaffe sulla «sponsorizzazione» di Berlusconi al momento in ben altre faccende affaccendato. Ma probabilmente avrebbe cambiato poco, visto l'attestato di stima palesato dallo sport italiano al presidente in carica che ci prospetta quale saranno i suoi programmi qualora venisse rieletto. «Questo deve essere il quadriennio dello sport a scuola, è arrivato il momento di agire, di passare ai fatti concreti. Per questo una nostra delegazione, composta anche da atleti, ha già incontrato il ministro Gelmini, con l'intento di trovare soluzioni concrete e azzerare il gap con gli altri paesi, approfittando delle riforme in corso. Poi ci impegneremo per garantire allo sport il finanziamento automatico, senza passare per le forche caudine della Finanziaria, con contributi da deliberare di anno in anno. E infine dobbiamo proseguire la lotta al doping, senza sconti, perché ritengo che non sia una battaglia persa. Dare segnali di resa sarebbe folle. Il Coni ha fatto e fa più di ogni altro comitato olimpico al mondo in questo senso. Lo sport pulito, delle grandi imprese, ha un'incredibile forza trainante. Serve da esempio». L'obiettivo? «Dobbiamo confermare e migliorare le vittorie dello sport italiano, ricordando i successi di Pechino e incrementando l'attività di base. Questo mondo continua a piacermi. Lavoro con un apparato dirigenziale e tante federazioni che operano bene e c'è un consiglio nazionale che è molto efficiente: ci sono i presupposti per continuare a ottenere risultati importanti e colmare eventuali lacune. C'è molto da fare ma c'è anche l'entusiasmo giusto per affrontare le varie situazioni». Un bilancio fin qui della sua esperienza al Coni? «L'inizio, nel '99, fu semplicemente traumatico: nei primi sei mesi sono stato costretto a tagliare i contributi alla Federazioni, c'era la crisi delle schedine e le casse erano vuote. Solo quando è arrivato Berlusconi nel 2005 e ha introdotto il finanziamento di 450 milioni di euro l'anno si è finalmente vista la fine del tunnel. Il ricordo più bello rimane Sidney 2000, i primi Giochi Olimpici da Presidente. Entusiasmanti e ricchi di medaglie, 34, una più bella dell'altra, vissute con entusiasmo e festeggiate con i tanti italiani che vivono lì».  Ha mai pensato a cosa farà tra quattro anni. «Sono sincero, certezze non esistono, non ne ha nessuno. Siamo nelle mani del Signore. La vita è un passaggio, fare grandi progetti spesso è inutile. Con gli anni sono diventato realista, preferisco rimanere con i piedi per terra».  Ha mai avuto la sensazione che la situazione gli stesse sfuggendo di mano? «Di momenti difficili ce ne sono stati tanti, ma la mia forza è stata proprio quella di non aver mai avuto neanche un anno tranquillo. Ci sono state crisi che ho cercato di affrontare e risolvere, questo mi ha fatto quasi diventare immune alle polemiche». E quanto ha contato il lavoro fatto in questo anni per avere l'appoggio, più o meno incondizionato, del mondo sportivo. «La mia vita è stata segnata dalle esperienze in varie Federazioni, conosco a fondo lo sport, so quanto è importante avere una squadra che ti supporta e se mi sono ricandidato è proprio perché molti presidenti federali, e buona parte del pianeta sportivo periferico, mi hanno chiesto di continuare. Significa che il lavoro è stato svolto con umiltà e modestia, principi ineludibili della mia gestione, e con un senso di appartenenza e di condivisione che non deve mai venire meno». Come si pone sull'annosa questione degli stati di proprietà visto che potrebbe essere arrivato il momento giusto? «Ripeto che sono favorevole all'iniziativa, siamo d'accordo sul fatto che le società debbano essere patrimonializzate e sposiamo ogni iniziativa di questo genere».  E l'Olimpico che fine farà? «L'Olimpico saprà essere valorizzato come è stato fatto anche negli ultimi anni. Ospiterà le partite della Nazionale di calcio, il Golden Gala d'atletica e altri appuntamenti agonistici internazionali. Non a caso sarà teatro della prossima finale di Champions League, per la quale abbiamo raccolto, con soddisfazione, i complimenti di Michel Platini. Siamo orgogliosi che l'Uefa abbia scelto questo stadio per disputare una partita così importante. Oltre all'aspetto sportivo si rinnoverà il percorso alternativo che prevede l'utilizzo per i concerti».

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