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Infornata di nomine, scossone nel Pd di Roma: consiglieri contro Gualtieri

Martina Zanchi
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C'è maretta in Campidoglio. Ad alzare l'asticella di malumori e nervosismi, l'inizio della campagna elettorale per le regionali del 12 febbraio e le sempre più frequenti nomine concesse dal sindaco, Roberto Gualtieri, ai dem «esclusi» della Pisana. Così martedì dodici consiglieri capitolini del Partito Democratico si sono riuniti proprio per discutere di un «atteggiamento troppo accentratore da parte del sindaco, Roberto Gualtieri. Poco aperto, insomma, al contributo della maggioranza». E se fino ad oggi «si è ingoiato più di un rospo su certe scelte prese fuori dal Campidoglio», riferisce uno dei partecipanti alla riunione, le recenti nomine di Gualtieri negli organi di supporto politico potrebbero presto trasferire il malcontento degli eletti dai corridoi di Palazzo Senatorio direttamente in Aula Giulio Cesare. «Il problema non sono i nomi ma le modalità», assicura uno dei più critici.

 

 

E poco importa se alcuni incarichi siano stati già assegnati (ad esempio quello dell'ex deputata Patrizia Prestipino, collaboratrice in Città metropolitana) mentre altri siano ancora solo ventilati, come il gossip che vuole il presidente del Consiglio regionale, Marco Vincenzi, vicepresidente del comitato organizzatore del Giubileo in cambio del sostegno elettorale al ticket Mario Ciarla-Eleonora Mattia. Sono i metodi «del sindaco e del suo entourage» che devono cambiare. Almeno secondo i dodici consiglieri (sui 18 del gruppo) di Area dem e «zingarettiani» presenti alla riunione. La linea emersa è chiara. Subito un confronto con Gualtieri, a cui hanno chiesto un incontro chiarificatore. E poi, se la risposta non sarà quella auspicata, limitarsi a portare in Assemblea capitolina delibere di iniziativa consiliare. «D'altra parte - polemizza uno dei partecipanti - noi gli atti del Bilancio dobbiamo ancora vederli, mentre i Municipi li hanno già».

 

 

Una mossa, quella decisa dai dodici dem, che potrebbe assottigliare i numeri in Aula ma che serve soprattutto a sottolineare quali sono ad oggi i rapporti di forza nel gruppo. E l'aria che si respira è talmente tesa che un esponente di primo piano del Pd capitolino si lascia scappare, off records, un'espressione parossistica. «Qualcuno - afferma - vuole occupare militarmente il Campidoglio». Il riferimento, neanche a dirlo, è alle strategie in corso in ottica regionali. Un fastidio che serpeggia anche alla Pisana tra i più vicini all'ex governatore Zingaretti. «Il partito del Campidoglio non lavora per il Pd ma per una coppia di candidati». Quelli su cui avrebbero puntato i fedelissimi del sindaco: Mattia e Ciarla. Quest'ultimo, del resto, ha espresso il sostegno al termovalorizzatore di Roma anche nei manifesti elettorali affissi in città.

 

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