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Roma, Roberto Gualtieri batte cassa al governo: servono più soldi

Martina Zanchi
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Centosettanta milioni da incassare il prima possibile dal fondo per il federalismo fiscale, e non alla scadenza fissata al 2030, e il raddoppio del finanziamento statale per il trasporto pubblico, ovvero dai centonovanta milioni oggi ripartiti dalla Regione Lazio (sui 240 complessivi assegnati a Roma Capitale) ad «almeno 380», secondo l’assessore ai Trasporti Eugenio Patanè.

Sono queste le risorse che il Campidoglio chiede al governo in virtù del «grave sottofinanziamento», a detta del sindaco Roberto Gualtieri, delle funzioni svolte dalla Città eterna. Nella conferenza stampa che si è svolta ieri a Palazzo Senatorio il primo cittadino ha presentato lo schema di bilancio previsionale approvato in giunta giovedì. E il risultato dimostra che, quest’anno, le casse del Campidoglio non sono particolarmente in salute. A pesare sono le minori entrate per il 2023 (rispetto alle previsioni) pari a ben 337 milioni. Ammanchi causati in particolare dall’incremento dei costi dell’energia (l’impatto è stato di 50 milioni); dai 200 milioni in meno di introiti Imu in seguito a una recente sentenza della Corte Costituzionale; dalla riduzione di 56 milioni delle entrate Irpef, a causa degli effetti della pandemia; infine dagli 80 milioni ancora da recuperare, rispetto al pre Covid, di imposte legate al turismo. «La situazione era drammatica - ha ammesso il sindaco - ma abbiamo evitato il peggio». A fronte di uno «sbilancio» di 211 milioni «abbiamo reagito, da una parte, eliminando voce per voce le sovrapposizioni e arrivando a recuperare 140 milioni. Dall’altra, abbiamo ottenuto un emendamento alla Legge di bilancio che ci consente di posticipare al triennio 2024-2026 il versamento di cento milioni dovuti per la sola gestione commissariale». L’impegno statale «ci ha consentito di non toccare la spesa per il sociale e per la scuola, e per questo ringraziamo il governo», ha detto Gualtieri, aggiungendo tuttavia che «è ora di sedersi a un tavolo e discutere di come dare l’adeguato sostegno alle funzioni di Roma Capitale». Tradotto, più soldi da spendere in servizi. A partire dai trasporti pubblici.

 

 

 

«Il finanziamento riconosciuto a Roma Capitale è incredibilmente basso secondo ogni tipo di parametro», ha denunciato il sindaco. Secondo i dati forniti dal Campidoglio in città arriva il 3,5% del totale del fondo nazionale per il Tpl a fronte del chilometraggio svolto dai mezzi di trasporto della Capitale, pari al 7% di tutta Italia. Dati, questi, che spingono la giunta a chiedere il raddoppio delle risorse. Il paragone immediato è quello con Milano. Il capoluogo lombardo «riceve 300 milioni - ha sottolineato l’assessore capitolino alla Mobilità, Eugenio Patanè - si tratta di 233 euro per ogni cittadino, a Roma sono 87».

Ma l’amministrazione Gualtieri ha in mente di battere i pugni sul tavolo del governo Meloni anche in materia di federalismo. A tenere d’occhio i conti, a Palazzo Senatorio, è l’assessore e vicesindaco Silvia Scozzese, secondo la quale «il gap di 170 milioni per Roma, sul federalismo fiscale, si completerebbe solo nel 2030». Alla Capitale spettano 252 milioni, ne sono arrivati appena 87 e il resto entro otto anni. Troppo tardi per il Comune, che chiede l’apertura di un confronto con il governo. Ma dal centrodestra arriva la doccia fredda di Maurizio Gasparri, coordinatore romano di Forza Italia. «Non servono tavoli inutili con Gualtieri ma l’immediato varo della riforma che dia a Roma i poteri sanciti dalla Costituzione. Serve un cambio di passo, proprio quello che la sinistra ha rallentato e ostacolato».
 

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