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Il ristorante Galeassi finisce nella fontana

Come potrebbe diventare piazza S. Maria in Trastevere

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Il ristorante Galeassi, a piazza Santa Maria in Trastevere, sta vivendo una situazione kafkiana. Nel 2006 arriva ai proprietari la disdetta da parte del I Municipio per la concessione del suolo pubblico che hanno da sempre (68 mq per circa 50 coperti). Poche righe di comunicazione, ci racconta il legale rappresentante della società Luca Giovarruscio, in cui genericamente si dice che l'occupazione è in contrasto con la delibera 119 (regolamento attuativo dell'Osp) e che di lì a breve sarebbe stato approvato un nuovo piano. Un fulmine a ciel sereno per un locale che ha più di 100 anni di storia e che spinge i proprietari a fare ricorso alla Presidenza della Repubblica. Intanto viene approvata la delibera sui piani di massima occupabilità e gli stessi uffici del I municipio, che avevano revocato l'occupazione a Galeassi, inviano una seconda comunicazione con cui invitano i proprietari del locale a uniformarsi al nuovo piano, che prevede di spostare in avanti l'occupazione esistente. Di quanto? Si scoprirà in un secondo momento. «E già qui siamo all'assurdo - spiega l'avvocato - da una parte revocano la licenza, dall'altra invitano poco tempo dopo ad uniformarsi alla nuova delibera. Due decisioni decisamente in contrasto tra loro». Comunque Galeassi cerca di far buon viso a cattivo gioco e per non perdere la licenza si informa su cosa deve fare per mettersi in regola e non risultare abusivo. «Si scopre dall'architetto a cui nel frattempo i proprietari del locale danno incarico di visionare il nuovo progetto - continua Giovarruscio - che lo spostamento dell'occupazione è di ben sette metri per consentire l'estensione completa di via della Lungaretta». Spostare in avanti di sette metri la pedana significa praticamente far finire i tavoli a ridosso della fontana e per chi conosce bene i problemi di Trastevere di notte e soprattutto in estate, non può dimenticare che la piazza è spesso teatro di risse, di sbandati che bivaccano dove capita nonché sui gradini della fontana. Questo per Galeassi diventa ancora più un problema perché nell'adeguamento alla delibera gli si dice che deve togliere fioriere, illuminazione e la recensione attuale. «I clienti si troverebbero dunque a mangiare letteralmente in mezzo alla strada – fa notare l'avvocato – senza pensare che gli ombrelloni aperti oscurerebbero la visuale della chiesa e allora, se uno dei presupposti della delibera è quello di restituire dignità artistica e architettonica alle piazze storiche, come si concilia questo intento con ciò che invece realmente potrebbe accadere?». Quando all'ufficio città storica si fa notare tutto questo la risposta è «sì, in effetti potrebbe esserci qualche problema, meglio che lasciate tutto com'è», racconta ancora l'avvocato. Ma non è finita. Con un ricorso pendente, mentre arriva ogni tanto qualche multa e mentre i proprietari continuano a pagare l'occupazione di suolo pubblico, nel 2009 la ciliegina sulla torta. Arriva un'altra intimazione a togliere tutti i tavoli (perché non ci si è uniformati alla delibera) alla quale, ancora una volta, la società Galeassi oppone ricorso che si allaccia a quello principale della Presidenza della Repubblica e che fa ottenere loro la sospensiva attualmente pendente. E si arriva ad oggi. «La cosa assurda - continua Giovarruscio - è che se anche il ristorante volesse adeguarsi a questo piano non capisco proprio come potrebbe farlo, con tutti i problemi che ne scaturirebbero una volta effettivamente avanzati a ridosso della fontana». Il risultato? «Attendiamo la risposta del Tar e se negativa rifaremo un altro ricorso». Nel frattempo si ha notizia che perfino chi ha progettato questo piano per piazza Santa Maria in Trastevere sta pensando di rivederlo. E forse, allo stato attuale delle cose, sarebbe la soluzione più auspicabile.

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