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La lucciola non vuole cambiare mestiere

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Illuogo comune non regge più alla prova dei fatti. Pochissimi sfruttatori, molti soldi e una doppia vita: acqua e sapone di giorno, lucciole supersexy di sera. E se chiedi loro di accettare un lavoro da badante a 1200 euro al mese, sorridono e ti rispondono di no. Guadagnano troppo bene a battere i marciapiedi. Non vogliono cambiare. Non vogliono rinunciare al benessere e alla possibilità di mandare denaro a casa, che è quasi sempre in Romania. È il quadro della prostituzione da strada capitolina, dimezzata negli ultimi tre mesi grazie ai continui e martellanti controlli delle forze dell'ordine, che emerge dal campione di centinaia di ragazze esaminate dalle psicologhe. Nessuna dice di avere un protettore, sebbene qualche forma di protezione e controllo ci sia. E, anche se il bisogno è la molla che le spinge a fare mercato del proprio corpo, sono «volontarie». Anzi, partono già dal loro Paese sapendo già che faranno qui, ma ai familiari raccontano di un impiego come cameriera in pizzeria o al ristorante. «Il calo è dovuto al fatto che i controlli per loro significano mancati guadagni - spiega il vicequestore dell'Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico Lucia Muscari - E queste ragazze riescono a tirar su anche 250 euro a sera. Vivono, poi, realtà parallele. Col sole le vedi in scarpe da tennis, all'imbrunire con le gambe inguainate in alti stivali». Molte di loro si dedicano al meretricio tre volte alla settimana, spesso tra il giovedì e il sabato, per integrare un salario «legale». Una ha spiegato che spende ogni mese tremila euro, 1500 per l'affitto e altri per il taxi con cui raggiunge e lascia il «posto di lavoro», e le resta una discreta sommetta per aiutare i parenti in patria. Poche sono fidanzate o sposate. La maggior pare non ha rapporti fissi e, in molti casi, riferisce di relazioni affettive ormai finite. Sono libere e consenzienti, insomma. E anche nell'individuazione dei clienti sostengono di poter scegliere in base ai loro gusti. Incredibile, ma vero.

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