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Scontro nel Pd, tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini scatta la resa dei conti

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La trattativa tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini andrà avanti (almeno) fino a lunedì. I due continuano a invocare l’unità ma l’accordo sui nomi dei futuri capigruppo Pd di Camera e Senato e sui componenti della segreteria ancora non c’è. La leader dem è determinata a portare avanti le candidature di Chiara Braga per Montecitorio e Francesco Boccia per Palazzo Madama e, nonostante gli "avvisi" che arrivano dal fronte bonacciniano e il "rischio conta" materializzato da alcuni falchi, le geometrie variabili dem le consegnano numeri incoraggianti.

Come riporta LaPresse, la giornata di sabato ha segnato il passo di lato di un ampio gruppo di parlamentari, ex lettiani e non, oggi "neo Ulivisti", che decide di scendere dalle barricate. Chi ha in mano il pallottoliere dei gruppi dem conta una ventina tra deputati e senatori. Tra loro ci sono Marco Meloni, Anna Ascani, Enrico Borghi, Matteo Mauri, Ilenia Malavasi, Lorenzo Basso, Beatrice Lorenzin, Annamaria Furlan e Antonio Nicita. Pronti a convergere ci sarebbero anche il deputato eletto all’estero Toni Ricciardi e Nicola Irto, segretario regionale Pd in Calabria, prima tra i "falchi" di Base riformista. Dopo una cena di un paio di giorni fa nella quale - raccontano - non sono mancati toni accesi contro la segretaria, il gruppo, pur avendo sostenuto Bonaccini alle primarie, decide di non partecipare alla riunione convocata dal presidente dem in vista dell’assemblea congiunta di lunedì.

 

 

 

«Il clima di questi giorni è stato segnato da dichiarazioni apertamente conflittuali che minacciavano conte interne e fratture per nulla condivisibili - spiegano i neo Ulivisti - Abbiamo deciso per questo di non partecipare alla riunione di sabato perché per noi era essenziale dare un segnale chiaro per evitare un ritorno alle dinamiche di litigiosità e di scontro che tanto male hanno fatto al Pd». A mediare con i parlamentari, spiegando il percorso politico che intende attuare anche attraverso i nuovi assetti del partito, sarebbe stata Schlein in persona. «Elly ha chiamato personalmente i deputati e i senatori e le sue telefonate hanno fatto breccia - viene spiegato - non solo tra i lettiani». Lo spostamento ha un suo peso: «Al Senato siamo quasi 30 su 37 e alla Camera, con loro, adesso c’è un margine molto ampio» è la fotografia che viene scattata dai parlamentari vicini a Schlein. «L’arma della conta è ormai spuntata - è il refrain - rischiano di accendere la luce e ritrovarsi in pochi». Bonaccini, in ogni caso, non demorde. Il governatore dell’Emilia Romagna riunisce i suoi e chiama la segretaria alla responsabilità: «Sarebbe assolutamente auspicabile che anche i prossimi passaggi si svolgessero in un clima di unità e collaborazione», esordisce il presidente dem ribadendo il «non mi sento minoranza» scandito in assemblea e la volontà di «dare una mano» a rafforzare il Pd «anche condividendo responsabilità. Dipende da noi ma ovviamente - è la sottolineatura - dipende almeno altrettanto dalla Segretaria». Il governatore dell’Emilia Romagna racconta di aver consigliato «a Elly prudenza» sui capigruppo. «Non perché io creda che spetti a me dare pagelle sui nomi ma perché penso che coi gruppi parlamentari vada costruito un rapporto positivo: da un lato rispettoso della linea uscita al congresso ma al tempo stesso rispettoso dell’autonomia dei gruppi e degli orientamenti che ci sono», spiega.

Per Bonaccini costruire una «sintonia» non è difficile, l’importante però, sottolinea, è fare «i passaggi giusti» e «non calare dall’alto proposte chiuse e indiscutibili». Bonaccini ammette di aver «registrato i malumori» delle ultime ore e di averli rappresentati alla segretaria. «Ci siamo risentiti anche in queste ore e le ho ribadito sia quel che penso sia quel che ho registrato: ci sono le condizioni per fare bene e insieme se si ha la pazienza di ascoltarsi e la volontà di condividere», insiste con i suoi dicendosi disponibile a un nuovo confronto nelle prossime ore per arrivare a un quadro più completo. Bonaccini partirà tra qualche giorno per una missione in Texas fissata da mesi ma chiede ai suoi il mandato per proseguire la trattativa dando a Schlein una deadline: lunedì dovrà essere chiara la proposta complessiva che riguarda gli assetti del partito. Anche tra i parlamentari di Base riformista l’arma "conta" viene praticamente riposta: «Se si può evitare sarebbe meglio a questo punto, dipende però dove si arriva». Se, però, il confronto sugli assetti dei gruppi e del partito non dovesse portare risultati di mediazione concreti l’area potrebbe restare fuori dalla segreteria. «E questo - è l’avviso - non conviene a nessuno».

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