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Il Pd di Schlein già esplode. Bonaccini boys "pronti alla conta" sui capigruppo

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Il nuova Pd a guida Elly Schlein già esplode nella solita guerra di correnti. A ventiquattr’ore dalla riunione convocata dal leader della minoranza dem con i suoi, diventa sempre più concreto il rischio che salti il progetto di una segreteria unitaria. A far fibrillare l’area raccolta attorno al presidente del Pd Stefano Bonaccini è il nodo dei capigruppo. Schlein, infatti, sembra volere andare avanti nello schema dei due capigruppo di maggioranza. «Lo schema rimane quello», riferisce una fonte parlamentare vicina alla segretaria dem. I nomi in campo, da questo punto di vista, sono sempre quelli di Francesco Boccia per il Senato e Chiara Braga per la Camera.

 

Uno schema che non piace alla minoranza dem. Per questa ragione Bonaccini ha convocato un vertice con i suoi per domani. Inizialmente, la ratio della riunione consisteva nel fatto che per il presidente del partito è inaccettabile porre la questione nei termini di prendere o lasciare. In altre parole, anche se l’opzione più auspicabile per Bonaccini rimane quella di un capogruppo di maggioranza e uno di minoranza, non si escludeva che il presidente potesse dare il via libera a due capigruppi indicati dalla segretaria, purché a monte ci fosse una discussione, un confronto che portasse a una scelta concordata. Al momento, tuttavia, fonti parlamentari vicine al governatore spiegano che questo confronto e questo sforzo di arrivare a dei nomi condivisi non c’è stato.

 

Se questo sarà l’atteggiamento che Bonaccini registrerà anche la prossima settimana, viene spiegato, sarà a rischio la segreteria unitaria: Bonaccini, in altre parole potrebbe non indicare nessuno per l’esecutivo dem, mantenendo così le mani libere rispetto a quei temi che non lo dovessero trovare in linea con il quartier generale Pd. Non solo: non è da escludere nemmeno l’ipotesi della conta interna. Anche perché, come sottolineano fonti parlamentari della minoranza, «se non ci sarà accordo sui capigruppo, siamo pronti alla conta, è normale votare e scegliere così i capigruppo con più consenso, non sarebbe un dramma né una novità. Si è già votato in passato per eleggere i capigruppo. Malpezzi è stata eletta per acclamazione, Serracchiani è stata eletta con voto segreto in corsa contro Madia», viene ricordato. E, se voto sarà, i numeri in campo non consentono di escludere sorprese, «visto che i rapporti di forza sono invertiti rispetto al risultato delle primarie», aggiungono. 

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