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“Vietato criticare la Bce”, crocifissione per Crosetto: la carica degli anti-italiani

Carlantonio Solimene
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«Demenziale e pericolosa». Con queste parole il leader di Azione! Carlo Calenda ha bollato l'intervista a Repubblica nella quale Guido Crosetto, ministro della Difesa, ha messo in dubbio l'efficacia delle misure adottate dalla Bce per contrastare la spirale dell'inflazione. E cioè la corsa continua ad alzare i tassi d'interesse e il taglio del programma di acquisto dei titoli di Stato dei Paesi con lo spread più alto. Alle critiche di Calenda si sono rapidamente allineati il Pd con Ricci, Italia viva con Marattin, Più Europa con Della Vedova. Una levata di scudi che ha provocato un'ulteriore presa di posizione di Crosetto: «Criticano senza aver letto la mia intervista. E comunque sarebbe interessante che i grandi esperti che perdono tempo a commentare le mie interviste, aprissero anche in Italia una riflessione su ciò di cui Blanchard e Krugman stanno dibattendo da tempo, in merito agli strumenti per affrontare l'inflazione».

 

 

Già, perché l'intervista incriminata è arrivata all'indomani di una analisi degli economisti del Financial Times, secondo i quali Roma sarebbe la più esposta - a causa del debito pubblico - nel caso in cui Francoforte continuasse nella corsa forsennata ad alzare i tassi. Opinioni che, per ammissione comune, più che un alert al governo italiano rappresentano una tirata d'orecchie proprio alla Lagarde, che ha deciso di affrontare un'inflazione anomala (dovuta al rialzo dei prezzi dell'energia e non a un eccesso di domanda) con strumenti tradizionali. Ha senso - è il ragionamento di chi critica Francoforte - «raffreddare» un'economia che già non è in salute e nel 2023 rischia di finire in recessione? Questo è il rilievo mosso da Crosetto. Da una posizione ovviamente interessata, perché al governo di cui fa parte e al Paese stesso non farebbe comodo dover pagare interessi monstre sui titoli di Stato che andranno rinnovati nel 2023, per oltre trecento miliardi di lire. Solo che un dibattito che altrove viene affrontato senza pregiudizi, in Italia diventa un attentato ai valori comunitari.

 

 

Di più, per Calenda quelle di Crosetto vengono definite «fesserie sovraniste antieuropee». Un riflesso condizionato, quello scattato a sinistra, che sembra rievocare il vecchio adagio del «tanto peggio tanto meglio». E cioè tanto peggio per l'Italia (e per il governo), tanto meglio perla spompatissima opposizione. Non è propriamente una novità. Il governo è partito sotto l'onda d'urto dei «forza spread», speranzosi in un terremoto sui mercati alla formazione dell'esecutivo Meloni. Poi si è passati al «forza Francia» al momento dello scontro diplomatico sulla gestione dei migranti. Infine si è arrivati al «forza Covid» quando la nuova ondata di contagi si è abbattuta in Cina proprio mentre il governo italiano cancellava alcune delle limitazioni previste nella fase più dura della pandemia. In realtà nessuno degli tsunami ipotizzati si è finora verificato, e già questo dovrebbe insegnare qualcosa sul rischio di gridare costantemente «al lupo al lupo» ai danni del Paese. Ma per assumere atteggiamenti più prudenti basterebbe una rapida ricerca nell'archivio.

Si scoprirebbe come in passato la stessa sinistra, quand'era al governo, non ha risparmiato frecciate alla Bce, per non parlare del Movimento 5 Stelle nella sua fase «anti-troika». E per verificare come l'operato di Francoforte non sia stato esente da critiche neanche nella iper europeista Germania. Soprattutto quando a guidare l'istituzione c'era Mario Draghi e veniva varato il Quantitative Easing. Già, perché come ha ricordato ieri Maurizio Gasparri, «il dogma dell'infallibilità vale per i Papi. Ma non si estende a chi guida la Bce». A meno che al governo non ci sia il centrodestra. In quest'ultimo caso scatta il divieto di critica alle istituzioni comunitarie. Anche a discapito dell'Italia.

 

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