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Stretta sui tassi, allarme degli economisti: “La Bce farà saltare l'Italia”

Filippo Caleri
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Parlare a nuora perché suocera intenda. Pare questo lo scopo ultimo di un articolo pubblicato ieri dal Financial Times che attacca la politica monetaria della Banca centrale europea. Troppo veloce e senza gradualità l'aumento dei tassi di interesse. Che, avviato per contrastare l'inflazione, rischia di diventare un boomerang per tutti i paesi europei. Ancora una volta, la bibbia della finanza anglosassone, tira per la giacchetta Roma. «L'Italia sarà il Paese dell'Eurozona più esposto a una crisi del debito in seguito alle politiche, di aumento dei tassi e di un minor acquisto di obbligazioni, portate avanti dalla Bce». Questo il verdetto emerso da un sondaggio del Ft che ha chiesto una valutazione ad alcuni economisti; di questi 9 su 10 hanno indicato l'Italia come il Paese dell'area Euro più a rischio. Il giornale economico anglosassone - pur facendo presente come il nuovo governo non abbia dato ragioni di preoccupazioni seguendo una strada di correttezza fiscale - ha messo in guardia sul fatto che il debito pubblico italiano rimane uno dei più alti in Europa, a poco più del 145% del Pil, e la scorsa settimana il rendimento del bond decennale ha superato il 4,6%, quasi il quadruplo del livello di un anno fa e il 2,1% sopra il rendimento equivalente dei titoli tedeschi.

 

 

Ora gli economisti consultati hanno dimenticato di citare che, nonostante la percentuale di rapporto tra debito e Pil sia molto elevata, la sostenibilità è stata sempre comunque assicurata. Lo spread è ancora alto rispetto ai titoli tedeschi ma finora il temuto botto preconizzato con l'arrivo al governo del centrodestra non si è verificato. Dunque il timore avanzato da Londra sembra più essere un pretesto per avvisare la presidente della Bce, Christine Lagarde, che i rialzi dei tassi di interesse così come portato avanti finora possono minare le fondamenta dell'intera economia europea. Non solo quella italiana. Che comunque almeno finora ha espresso una vitalità maggiore anche rispetto ai partner Ue. Aumentare il costo del denaro è arma efficace quando l'inflazione è generata da una forte domanda di beni da parte dei consumatori. Non nel caso di rincari determinati dall'energia. L'errore di fondo è proprio questo.

 

 

E se i tassi a zero, o negativi, sono da evitare perché distruggono valore e immettono deflazione anche l'attuale politica rialzista così veloce rischia di fare pagare un prezzo elevato ai consumatori. Una polemica, quella contro la Bce troppo decisionista, che già nelle scorse settimane era stata sollevata dal ministro della difesa, Guido Crosetto, che dopo l'ultimo aumento dei saggi di interesse a metà dicembre twittò: «Non ho capito il regalo di Natale che la Presidente La garde ha voluto fare all'Italia». Lo stesso politico postò un grafico che mostra il crollo del prezzo di un Btp di prossima scadenza e aggiunse: «Per chi non avesse capito l'effetto di decisioni prese e comunicate con leggerezza e distacco».

 

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