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Pd, Letta perde i suoi alleati che abbracciano i 5 Stelle

Gaetano Mineo
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Quatto quatto sta conquistando lo scettro della sinistra. Vincente, d'altronde, è stata la mossa della corsa solitaria alle Politiche con cui, oltre ad incassare un inaspettato 15% di consensi, ha fatto fuori politicamente Enrico Letta, costringendolo alle dimissioni da segretario e a non ricandidarsi alla guida del Partito Democratico. Che dire, un colpo da manuale, quello di Giuseppe Conte a cui ora vogliono aggrapparsi i i vari partiti satelliti di sinistra pronti a salire sul carro del vincitore, mettendo all'angolo il Pd.

Più che eloquente Stefano Fassina: «Siamo in una fase in cui sinistra è chi sinistra fa, non si vive di rendita per quello che si è ereditato dal passato. Il M5S è il primo partito tra gli operaie i disoccupati e lavoratori precari, il PD è il primo partito tra i manager». Insomma, la sinistra vuole ripartire da Conte. E così prende corpo un coordinamento per dialogare con il M5S firmato oltre da Fassina, da Loredana De Petris, Alfonso Pecoraro Scanio, Paolo Cento, Claudio Grassi e altri e che porta dritto a un'assemblea che si terrà sabato 22 ottobre a Roma dove interverrà proprio il capo dei 5stelle. Come dire, prove tecniche di fusione tra i satelliti della sinistra e il partito contiano. Ovvero quello che nell'ultima campagna elettorale ha insistito molto sui temi sociali e ambientali e, secondo gli analisti, ha sottratto non pochi consensi alle forze progressiste e di sinistra, soprattutto nelle regioni del sud, stoppando un Partito Democratico oggi più di ieri senza una meta e frantumato al suo interno. «Partiamo da un dato di fatto: pensiamo che il risultato dei 5stelle sia dovuto a un voto di sinistra - dice Claudio Grassi di Sinistra italiana - quindi costruire un coordinamento per dialogare con loro potrebbe essere una cosa utile per tutti». In altri termini, si punta a «una rete nazionale e territoriale che, con autonomia politica ed organizzativa, ma senza velleità di fondare l'ennesimo partitino, si relazioni con il M5S e lavori alla costruzione delle condizioni per un rigenerato e credibile polo progressista, adeguato alle sfide per il governo di comuni, regioni e dell'Italia». Cosa di non poco conto, il fatto che in questo ipotetico coordinamento non ci sarebbe spazio per il Pd, ritenuto ormai distante. Ne sembra convinto il segretario di Rifondazione comunista. «Penso che l'interlocuzione con il M5S sia nei fatti e vada perseguita senza pregiudizi - commenta Maurizio Acerbo -. Non dobbiamo vivere come un problema se loro si riposizionano a sinistra, l'importante è che lo facciano davvero». Al Nazareno, intanto, non si fermano le scosse telluriche scatenatesi della batosta elettorale.

 

Tuttavia, al momento, pare che tra i Dem la vera priorità è chi dovrà salire sulla plancia di comando dopo Letta, e chi se ne frega del risultato delle urne o dei sondaggi, che pur palliativi, hanno ripreso a rimbalzare dopo le elezioni e che vedono ancora in crescita il partito di Conte (17 per cento) contro un Pd inchiodato al 17,5%. Parliamo del rilevamento SWG del 10 ottobre e che segna ora tra i due partiti una forbice di solo mezzo punto. Cifre che alimentano il terremoto politico al Nazareno, ma soprattutto lo spauracchio del sorpasso dei vecchi alleati pentastellati. Un sorpasso che sancirebbe, probabilmente, il definitivo passaggio di consegna dello scettro da Letta a Conte. Staremo a vedere.

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