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Le piazze pazze della sinistra divisa pure sulla guerra. Manifestazioni contro un governo che non c'è

Dario Martini
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Dopo la sconfitta elettorale, la sinistra è alla disperata ricerca di visibilità. Dove trovarla? Semplice: nella piazza. Tutti a manifestare, quindi. Ma, come da consuetudine, regolarmente divisi. Ognuno da sé, per potersi distinguere meglio. Sabato scorso si è tenuto il grande corteo della Cgil a Roma, dove sono subito accorsi diversi esponenti dem, da Andrea Orlando che da ministro del Lavoro ancora in carica protestava contro le sue politiche del lavoro - a Susanna Camusso. Ma anche il capo del M5S Giuseppe Conte, che ormai da settimane cerca di accreditarsi come l'unico vero paladino dei lavoratori.

 

Dal momento che è abbastanza paradossale manifestare contro un governo che ancora non esiste, i leader dell'opposizione hanno già trovato una scusa migliore per scendere in piazza: il no alla guerra. Per otto mesi, quando sostenevano il governo Draghi, non si sono sognati di organizzare manifestazioni in difesa dell'Ucraina. Oggi che il premier sta per lasciare Palazzo Chigi si sono accorti dell'invasione russa.

 

Enrico Letta ha fatto sapere che sarà presente domani, giovedì 14 ottobre, al sit-in sotto all'ambasciata russa a Roma organizzato da diverse associazioni: da Base Italia di Marco Bentivogli a LiberiOltre, dal Comitato Giovani per l'Ucraina a personalità come Luigi Manconi, Sandro Veronesi, Leonardo Becchetti e Luca Diotallevi. Ci sarà anche +Europa di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova. Oltre ai Radicali italiani. In rappresentanza del Pd, anche Laura Boldrini, Lia Quartapelle, Brando Benifei e Matteo Orfini. Non ci sarà, invece, il capo dei 5 Stelle. Conte non vuole mischiarsi ai dem: «Non ci vado, ce una manifestazione nazionale aperta a tutti, senza cappelli politici». Il leader pentastellato si riferisce al grande evento che si dovrebbe tenere a inizio novembre. In contrapposizione all'adunata di Conte si è già mosso Carlo Calenda, che vuole organizzare una contro -manifestazione nello stesso giorno: «Si terrà a Milano» se il presidente del M5S «porterà in piazza le persone che sono a favore della resa degli ucraini e quindi non della pace».

«Se tu voti contro l'invio delle armi e contemporaneamente chiedi la pace stai chiedendo la resa - aggiunge il neo senatore di Azione - Noi siamo per il supporto agli ucraini e contemporaneamente per l'apertura di un negoziato che non li porti alla resa ma nasca dal fatto che si riconosce che l'invasione russa è stata fermata e deve essere fermata». Ed è qui che si nota la differenza principale. Calenda vuole manifestare per rivendicare il diritto ad armare Kiev. Anche il Pd ritiene giusto continuare a sostenere al meglio l'esercito ucraino. Conte, invece, cerca di intercettare il grido di chi non vuol più sentir parlare della guerra, senza se e senza ma. «Siamo sull'orlo di un rischio nucleare - dice il capo del M5S - Ma non c'è nessuna discussione sulla strategia, sugli obiettivi politici che stiamo perseguendo, sugli scenari geo-politici che si stanno delineando. L'unica cosa certa di questa strategia è che si è puntati su un'escalation militare e non su un negoziato di pace. Un diffuso interventismo bellicista prova a rintuzzare qualsiasi discussione. Un finto patriottismo cerca di mettere la mordacchia a qualsiasi interrogativo, a qualsiasi tentativo di discussione».

 

Le manifestazioni in programma non finiscono qui. Il governatore De Luca ne ha organizzata una a Napoli il 28 ottobre. Per il presidente della Regione Campania «bisogna svegliare i governi dal sonno della ragione, il cessate il fuoco è prioritario, si rischia l'olocausto». Tra i primi ad aderire è la Cgil, convinta che «ogni iniziativa sia utile e necessaria per fermare la guerra e aprire un negoziato con una conferenza internazionale che porti alla cessazione del conflitto in Ucraina». Altri appuntamenti da segnare sull'agenda sono il 5 novembre a Roma, in piazza Esquilino, dove oltre 500 sigle e associazioni di sinistra si riuniranno per la lotta alle diseguaglianze e per la pace. Poi, il 12 o il 19 novembre, si terrà un'altra manifestazione contro la guerra. Sarà apolitica, ad organizzarla Acli e Arci. La location potrebbe essere piazza San Pietro. 

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