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Energia, pressing dei partiti su Mario Draghi: ma non c'è l'accordo sulla giusta soluzione

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L’unico fattore che mette d’accordo i partiti è quello che riguarda il tempo: bisogna intervenire immediatamente per arrestare la corsa al rialzo dei prezzi di luce e gas. Sulle misure da mettere in campo, tuttavia, le forze politiche sono distanti e non sembrano nemmeno interessate a trovare una quadra. La palla, quindi, rimane nel campo del governo che aveva annunciato un provvedimento sulle bollette entro questa settimana. Il provvedimento dovrebbe valere 11-12 miliardi, ma dal Consiglio dei ministri di ieri non sono arrivati segnali se non l’approvazione, su proposta del premier Mario Draghi e del ministro Franco, della relazione al Parlamento che aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica sulla base di maggiori entrate pari a 6,2 miliardi di euro. Il governo presenterà la relazione alle Camere per l’autorizzazione necessaria affinché l’esecutivo possa utilizzare le risorse previste. 

 

 

Le maggiori entrate rappresenteranno la componente principale del nuovo dl aiuti che il governo approverà, dopo il passaggio parlamentare, con l’obiettivo di contrastare gli effetti su famiglie e imprese del caro energia. Il decreto aiuti ter arriverà in due round: nel pomeriggio il Consiglio dei ministri ha esaminato l’ammontare dei fondi per arginare il caro energia. Ma solo dopo che il Parlamento avrà autorizzato l’uso delle maggiori entrate per gli aiuti (con ogni probabilità la prossima settimana), potrà essere varato il decreto con il dettaglio delle misure. 

 

 

Intanto, complice anche la campagna elettorale, i partiti si confrontano su un ventaglio molto ampio di proposte. Uno dei temi è il price cap, il tetto al prezzo del gas da imporre per legge a livello nazionale, prima, ed europeo, poi. Una proposta che ha come sponsor di peso il presidente della Repubblica: «È urgentissimo procedere» con il price cap «superando le ultime resistenze che ci sono nell’Unione perchè questo significa mettere le famiglie e le imprese al riparo dalle speculazioni politiche e finanziarie», ha sottolineato il presidente Sergio Mattarella. Tra chi sostiene la proposta c’è Giorgia Meloni che, tuttavia, riscontra delle difficoltà dovute ai dubbi di Germania e Olanda. Per Luigi Di Maio la difficoltà di introdurre un price cap europeo «ha nome e cognome: Matteo Salvini». Sarebbe il leader della Lega, a causa dei suoi legami con Putin, a frenare sul tetto europeo al prezzo del gas. Anche il segretario Pd, Enrico Letta, è tornato sull’argomento e invitando Meloni a prendere le distanze dall’alleato leghista e a chiedere formalmente che Salvini e la Lega rompano con Russia Unita, il partito di Putin.

 

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