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Solo 6,2 miliardi di tesoretto per fermare il caro bollette

È l'extragettito Iva versato dagli italiani per colpa degli aumenti. E il decreto Aiuti slitta ancora

Angela Barbieri
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L'obiettivo è quello di mettere sulla bilancia 12-13 miliardi per continuare ad aiutare, con un nuovo decreto da approvare la settimana prossima, famiglie e imprese alle prese con il caro bollette. Per farlo Mario Draghi e Daniele Franco al momento però possono contare solo su tesoretto da 6,2 miliardi in più che deriva dalle maggiori entrate fiscali accumulate fin qui, dato il maggior gettito Iva effetto dell'inflazione che sale. Per utilizzarle e non metterle a bilancio per andare ad abbattere il monte del debito, però, il governo, in affari correnti, deve passare dal Parlamento. La cifra finale, comunque, sarà ben lontana dai 30 miliardi richiesti dalla Lega per affrontare in modo davvero concreto l'attuale emergenza. Per disporre di una cifra del genere, però, c'è bisogno di uno scostamento di bilancio. E Draghi ha già chiarito che non imboccherà mai questa strada.

 

Dopo che il Consiglio dei ministri ieri ha approvato la relazione che aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, la palla ora passa alle Camere, che dovranno dire sì - a maggioranza assoluta - ai nuovi conti. È nel passaggio tra palazzo Madama e Montecitorio, però, che lo "sprint" cui puntava il premier rischia di subire una frenata.

Il decreto Aiuti bis varato a inizio agosto, infatti, è bloccato al Senato dal momento che non c'è un accordo tra le forze politiche sugli emendamenti presentati da M5S e Alternativa sul superbonus. Il testo arriverà in aula martedì prossimo e solo dopo averlo approvato, l'assemblea dei senatori esapartiti di votare l'emendamento. «È vergognoso voltare la testa dall'altra parte.

 

Sono tutti coalizzati contro di noi», ha detto il capo del M5S. A rispondergli è stato il leader di Impegno civico e ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Conte guarda solo ai sondaggi. Al di là del cinismo elettorale facciamo le persone serie sui decreti che riguardano la vita dei cittadini».

Alla Camera, che a sua volta deve approvare il decreto Aiuti bis, il voto a maggioranza assoluta sui saldi non si farà prima di giovedì. I deputati sono impegnati sul territorio per la campagna elettorale e non è facile far tornare tutti a Roma, specie i parlamentari che non sono stati ricandidati o coloro che, invece, se la stanno giocando "piazza per piazza, casa per casa" sul proprio collegio. Nella migliore delle ipotesi, il Consiglio dei ministri per approvare il nuovo provvedimento si terrà venerdì prossimo.

 

«Il governo fa tutto ciò che è nelle sue possibilità per varare tempestivamente i provvedimenti che consentono di erogare aiuti a famiglie e imprese. Ora è tutto nelle mani del Parlamento», si limitano a prendere atto a palazzo Chigi, mentre, sia in Consiglio dei ministri che poi in una nota congiunta sono le tre ministre del Terzo polo Elena Bonetti, Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini a mostrare il proprio disappunto. «Si tratta di un ritardo inaccettabile, del quale riteniamo debbano assumersi piena responsabilità le forze politiche che continuano a ostacolare in Parlamento l'azione del governo a favore dei cittadini in questo momento di estrema urgenza economica, dopo aver già bloccato la conversione del decreto Aiuti di luglio - attaccano - Questo atteggiamento irresponsabile tiene in ostaggio le imprese esponendole al rischio di chiusura e danneggia pesantemente la vita delle famiglie e dell'intero Paese».

 

Nell'ex maggioranza è un tutto contro tutti e se la Lega - nel corso della conferenza dei capigruppo della Camera - propone di votare prima l'aggiustamento dei conti (così viene chiamato per non dare adito a confusioni con lo scostamento di bilancio che Salvini, Conte e Calenda continuano a invocare), Fratelli d'Italia non ci sta: prima il sì al decreto Aiuti bis, poi l'altro voto. Intanto Draghi continua a lavorare alla sua uscita di scena, con la precisa volontà di mettere il suo (o la sua) successore nelle condizioni di prendere le redini del governo in modo rapido ed efficace. Nel corso del Consiglio dei ministri, il premier ha invitato i colleghi a preparare un ordinato passaggio di consegne in modo da fornire al nuovo esecutivo un quadro organico delle attività in corso, degli adempimenti e delle scadenze ravvicinate. Sarà il sottosegretario Roberto Garofoli a coordinare il lavoro, da consegnare all'indomani del 25 settembre al nuovo inquilino di palazzo Chigi. 

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