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Sondaggi, studio riservato terrorizza il Pd: cosa c'è dietro il "voto utile" di Letta

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L'appello al "voto utile" di Enrico Letta che chiede agli elettori almeno un "4 per cento in più" rispetto a quanto i sondaggi attribuiscono al Pd non è stato fatto a caso, ma ha alla base un documento che preoccupa e non poco il Nazareno. Si tratta di uno studio riservato commissionato dal Partito democratico e planato sulle scrivanie dei dem secondo cui l'unica speranza per Letta e compagni è una iniezione di almeno il 4 per cento di voti rispetto alle stime se vogliono scongiurare il "cappotto" del centrodestra. 

 

Si tratta infatti dell'unica chance per "rendere pienamente contendibili 24 collegi uninominali finora considerati persi. Blindare la vittoria in altri quindici. E conquistare 23 scranni in più nel proporzionale", è l'analisi riservata del Pd secondo quanto riporta Repubblica. L'obiettivo di Letta è prendere due punti al Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, nonostante la forte crescita, e altrettanto al Terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Ma su come farlo, c'è buio fitto. L'unica cosa certa, almeno secondo i calcoli del segretario, è che con quattro punti in più si eviterebbe "lo scenario da incubo di una destra col 70 per cento dei parlamentari" fino a "ridurre quella soglia a un più modesto 55 per cento".

 

Ma l'appello al voto utile di Letta da molti nel pd è stato visto come un "azzardo", anche perché certifica il fallimento della sua strategia, mentre tra i big del partito sono sempre di più i critici nei confronti del segretario. 

Tornando allo studio nelle mani dei dem, va considerato che non bastano più voti al Pd, serve anche che siano distribuiti in un certo modo per frenare la coalizione di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. "Servirebbe una netta vittoria in Emilia Romagna e Toscana. Poi una convincente affermazione nelle grandi città governate dal Pd: Milano, Torino, Firenze, Bologna, Roma e Napoli. Infine, i dem dovrebbero prevalere in città amministrate dal centrosinistra o in regioni in bilico: Trento, Ancona, Bari e la Sardegna. Le incognite sono moltissime", spiega il quotidiano. 

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