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Governo, l'alleanza tra Pd e M5S è a rischio. Spunta il piano di Matteo Renzi per la nuova coalizione

Christian Campigli
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Defilato, ma solo in apparenza. Pronto a saltar addosso alla preda. In attesa, come il famigerato cinese dell’antico detto, di veder passare sul fiume il corpo del nemico. Matteo Renzi non è mai stato così silenzioso come nelle ultime quarantotto ore. Un mutismo che non deve però trarre in inganno. Il nativo di Rignano sta tessendo una ragnatela che potrebbe riservargli un futuro difficile da prevedere e immaginare, almeno fino a due mesi fa. Il leader di Italia Viva è spettatore assai interessato dell’evoluzione della crisi in corso tra Mario Draghi e Giuseppe Conte. E non tanto per gli effetti che potrà avere sulla tenuta del governo. Ma per l’immediato futuro. Dario Franceschini, uno che nel Pd ha ancora oggi un peso enorme, è stato perentorio: se i Grillini ritirano i ministri, l’alleanza alle prossime elezioni salta. Una prospettiva che porta con sé, inevitabilmente, l’apertura ad una nuova coalizione. All’interno della quale, insieme a Letta e Di Maio, potrebbero trovar posto anche Calenda e lo stesso Renzi.

 

 

Un’ipotesi che, fino a ieri, pareva fantascienza. Nonostante le spinte del senatore Andrea Marcucci. Per l’ex sindaco di Firenze sarebbe una tripla vittoria. Nonostante il due per cento (secondo i sondaggisti) di Italia Viva, si garantirebbe la rielezione per se stesso e per almeno una decina di fedelissimi (Boschi e Bonifazi in primis). Potrebbe nuovamente cercare di affossare la leadership di Letta, dall’interno. Una mossa, per altro, già riuscita con successo nel 2014. Ma soprattutto, la fine del campo largo sarebbe la più gustosa delle vendette nei confronti di Conte e dei Grillini.

 

 

L’ex segretario dem, come buona parte delle persone che hanno il sonno difficile e dormono poche ore a notte, ha una memoria da elefante. Quella ormai famigerata diretta streaming, durante la quale Beppe Grillo lo umiliò di fronte all’intera Rete, non è mai stata digerita dall’ex presidente della provincia fiorentina. E la possibilità, oggi, di rendere la pariglia è troppo appetitosa per lasciarsela sfuggire. Un simile scenario, straordinario da una triplice angolazione, val la pena di essere cavalcato anche se potrebbe voler dire doversi candidare fianco a fianco a Luigi Di Maio. Col quale Renzi non ha mai avuto un buon rapporto. Ma si sa, in politica quello che ieri pareva immutabile, oggi diventa discutibile e domani persino appetibile. Soprattutto di fronte alla prospettiva di tornare in Parlamento da trionfatore.

 

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