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Elezioni amministrative 2022, ecco le città dove si giocano le sfide chiave

Pietro De Leo
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A ogni tornata di amministrative importanti o di regionali l’espressione ricorre: l’Ohio d’Italia. Ossia quel Comune o quella poltrona da governatore che risulta decisiva per definire una sconfitta o una vittoria, stendere tappeti rossi sul percorso delle leadership o, al contrario, percorsi disseminati di ostacoli. Così come, in America, lo Stato del «grande fiume» è quello in cui si catalizza l’attenzione nella notte della sfida per la Casa Bianca, perché il numero dei delegati che escono da lì spesso possono risultare determinanti, se la distanza tra i due è risicata, per la vittoria del candidato repubblicano o democratico. Dunque eccole, queste piccole-grandi «Ohio» d’Italia. Magari spesso estranee alla cronaca politica nell’ordinario, ma centralissime in questi giorni. Verona, dove Federico Sboarina, sindaco uscente ex leghista ora passato a Fratelli d’Italia, se la vedrà con Flavio Tosi, anche lui ex primo Cittadino sostenuto da Forza Italia, e Damiano Tommasi per il centrosinistra. Poi la provincia lombarda, con Como, Monza e Lodi, dove c’è grande attenzione per il risultato della Lega. E ancora l’Aquila, dove dopo una gestazione sofferta c’è il primo esperimento di campo largo in senso proprio, con la Pd Stefania Pezzopane che raccoglie il sostegno anche del M5s e di Italia Viva. Infine Palermo, test molto importante per Giuseppe Conte che lì ha svolto una campagna elettorale molto improntata su temi sociali e sulle misure assistenziali. Ecco, quindi, questi crocevia della fortuna. A seconda degli esiti, definiranno la partenza dai blocchi per la corsa del 2023.

VERONA

La prova elettorale si svolge in uno scenario molto complesso per il centrodestra. La città, infatti, è uno dei 5 capoluoghi di provincia in cui la coalizione non si presenta unita, e l’assetto di partenza nasce dopo mesi di incontri, distinguo, polemiche che alla fine a livello comunale hanno portato alla divaricazione delle strade. Fratelli d’Italia e Lega, infatti, appoggiano il sindaco uscente Federico Sboarina, mentre Forza Italia ha deciso di convergere, assieme a Italia Viva, su Flavio Tosi, primo cittadino per due mandati (2007 - 2017) che fu protagonista, oramai oltre un lustro fa, di una traumatica uscita dalla Lega. Per il centrosinistra, invece, corre l’ex calciatore Flavio Tommasi. Tuttavia, è proprio sul blocco Lega-Fratelli d’Italia, e soprattutto sul partito di Giorgia Meloni di cui Sboarina è espressione, che si concentra l’attenzione. Non a caso la leader, assieme al segretario della Lega Matteo Salvini, chiuderà nella città scaligera la campagna elettorale per il primo turno della tornata, convogliando lì, dunque, l’attenzione mediatica nazionale. Una vittoria del sindaco uscente sarebbe un rafforzamento per il cammino verso le politiche del 2023. Al contrario, una sconfitta costituirebbe un passaggio negativo di portata non trascurabile, ciò andrebbe complicare anche i rapporti interni a una coalizione che, se fatica per trovare la quadra a livello territoriale, in ogni caso vede l’obbligatorietà di un percorso unitario in vista delle politiche. Effetti negativi che risulterebbero peraltro amplificati nel caso in cui a vincere fosse il centrosinistra, che dai tempi della Seconda Repubblica in poi ha amministrato solo un quinquennio, dal 2002 al 2007. A vantaggio della ricomposizione del quadro, comunque, c’è la circostanza che, qualora non dovesse raggiungere il ballottaggio, Tosi appoggerà Sboarina.

IL "TRIANGOLO LOMBARDO"

Anche quello sul territorio lombardo è un passaggio importante, che contribuirà a definire gli equilibri del centrodestra. Nel 2017, la coalizione conquistò i tre comuni in questione sottraendoli al centrosinistra. Ora, la sfida non solo è tenere questi tre Comuni (in una Regione dove la sinistra governa in 7 capoluoghi su 12, compresi Milano, Bergamo e Brescia), ma capire chi, tra i tre componenti dell’alleanza, ha maggiore presa in un’area così importante. I tre partiti arrivano all’appuntamento schierando ognuno rispettivamente un candidato. Fratelli d’Italia esprime a Como Giordano Molteni. Forza Italia a Monza mette in campo il sindaco uscente Dario Allevi, così come la Lega a Lodi, dove è schierata Sara Casanova. In questo quadro, qualche difficoltà si è riscontrata a Como, dove l’individuazione del nome ha conosciuto una gestazione non facilissima e alla fine si è preferito non confermare il primo cittadino uscente. Dunque, sarà interessante capire cosa accadrà a fine tornata. Qui, infatti, Matteo Salvini si gioca la presa in una zona-perno dell’identità e del consenso elettorale della Lega, e che dovrà difendere dall’assalto di Fratelli d’Italia, che da tempo oramai non nasconde di voler scardinare nell’immaginario collettivo l’idea di un partito romano-centrico per estendere la propria agibilità anche al Nord. Non per niente, l’ultima conferenza programmatica si è svolta qualche settimana fa proprio a Milano. La sfida peraltro si intreccia anche con la prospettiva delle Regionali 2023 e la riconferma di un candidato leghista al Pirellone (che sia l’attuale presidente Attilio Fontana o un altro esponente). E anche con i rapporti tra le due diverse sensibilità presenti nella Lega, tra quella più movimentista che fa capo a Salvini e quella invece di maggiore aderenza governativa, che raccoglie ministri e governatori. Le aspettative delle imprese delle regioni settentrionali sono da sempre un punto centrale nel confronto.

 

 

 

 

L'AQUILA

La città del terremoto del 2009 è la prova del nove del «Campo largo». Che nel caso specifico è largo in senso proprio. Con il Pd, infatti, attorno a Stefania Pezzopane, parlamentare di lungo corso che nel suo curriculum vanta anche un’esperienza da presidente della provincia, si raccolgono sia il Movimento 5 Stelle, sia Italia Viva (Pezzopane ha attraversato indenne tutte le ultime fasi del Pd). L’individuazione del candidato sindaco, a sinistra, non è stata semplice: il Pd ha indicato la sua esponente con uno scatto in avanti che, all’inizio, aveva suscitato profonde perplessità da parte dei pentastellati, che non avevano gradito lo scarso coinvolgimento, tanto che un accordo per una corsa unitaria pareva molto improbabile. Poi, invece, le dinamiche sono cambiate ed ecco allora il «campo largo» che realizza, a livello locale, un sogno che per Enrico Letta a livello nazionale pare assai difficile da concretizzare. Questo progetto, però alle pendici del Gran Sasso può svolgere un primo, incoraggiante test o subire una frenata nel suo percorso. Nell’ara di centrosinistra, peraltro, c’è un altro candidato, Americo Di Benedetto, civico di ispirazione moderata i cui elettori, nell’eventualità del ballottaggio, non farebbero mancare il loro appoggio a Pezzopane. Eventualità, sì. Perché il candidato del centrodestra, il sindaco uscente Pierluigi Biondi (Fratelli d’Italia, ma che vede tutta la coalizione a sostegno) al momento gode, di gran lunga, il favore dei numeri. E secondo alcune rilevazioni potrebbe addirittura ottenere al primo turno la riconferma per la fascia tricolore. A quel punto, per l’esperimento di campo largo sarebbe una pesante battuta d’arresto e scatterebbe la ridda di rivendicazioni reciproche, che renderebbero ancor più complessa la cucitura dell’alleanza anche a livello nazionale.

PALERMO

Giorni di alte temperature, questi, ma Giuseppe Conte ritrova refrigerio nel capoluogo siciliano. Ovviamente refrigerio non metereologico, ma d’immagine. Proveniva da una fase di grandi difficoltà, sia negli assetti interni che nel confronto con il governo. Ma se lo sbarco in Sicilia aveva come obiettivo quello di ricostruire l’immagine di Conte da tribuno gentile, ebbene almeno su quel lato l’operazione è riuscita. Bagni di folla, strette di mano, operazione sul piano estetico sicuramente riuscita. Assieme a un’altra: rivendicare il reddito di cittadinanza. Lì, dove persino i candidati locali del centrodestra storcono la bocca quando i big della coalizione criticano lo strumento, Conte prova ad acquisirne il dividendo, così come trova terreno fertile a quella visione di politica economica sbilanciata sull’assistenzialismo di cui il Movimento 5 Stelle è grande interprete. Poggiandola sul propulsore moralistico: chi è contro il reddito di cittadinanza è contro la povertà. Demagogia, ma ci sta in campagna elettorale. Peraltro, c’è un altro tema che porta acqua al mulino del Movimento 5 Stelle, ed è il tema antimafia. L’arresto del candidato di Forza Italia Polizzi per presunto scambio elettorale politico-mafioso è stato lo zenith di una polemica sul tema scaturita per il ritorno al protagonismo politico di Salvatore Cuffaro, condannato in via definitiva a 7 anni per favoreggiamento personale a persone legate a Cosa Nostra, pena che ha scontato. L’ex governatore, infatti, appoggia il candidato del centrodestra Roberto Lagalla. Al di là degli scontri in atto sul tema legalitario (che lo hanno accompagnato in tutta la campagna elettorale) , il centrodestra appare comunque in vantaggio. In ogni caso, il risultato individuale del Movimento 5 Stelle all’interno della coalizione di centrosinistra (l’obiettivo è confermarsi primo partito sull’isola) sarà fondamentale per dare un minimo di ossigeno alla sua leadership e soprattutto alla validità dei temi di cui si fa portabandiera. 
 

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