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Da lunedì inizia il gran ballo delle elezioni Politiche: i leader si giocano tutto

Andrea Sperelli
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Difficile ricordare quali altre elezioni amministrative hanno avuto così tanto peso specifico per i leader politici quanto quelle di domenica prossima. Dal Partito Democratico alla Lega, dal Movimento 5 Stelle a Fratelli d'Italia, da Italia Viva: hanno tutti sospeso le decisioni da prendere in vista delle sorti del Governo (e soprattutto delle elezioni politiche previste per la primavera 2023) in attesa dell'esito delle urne del 12 giugno. L'aspettativa appare piuttosto smisurata ma tant'è, i leader politici confidano di trovarsi lunedì mattina con in mano una guida per i prossimi mesi così da poter poi valutare (e decidere) i futuri passaggi da compiere. La riforma della legge elettorale, ad esempio. Se mai qualche big avesse timore di aver imboccato la strada della discesa inarrestabile - e leggesse lunedì dati allarmanti - potrebbe convincersi di accodarsi ad altri già partitini e metter mano alla riforma. Poi il nodo fondamentale delle coalizioni. Il Pd cerca una conferma sostanziale dei sondaggi che da mesi lo premiano ma guarda (e aspetta) l'esito del promesso compagno Giuseppe Conte che dovrebbe invece veder uscire dalle urne il suo Movimento 5 Stelle ridotto al quasi nulla. Anche se, va detto, i grillini non hai mai brillato nelle tornate territoriali a differenza dei risultati registrati alle politiche. Enrico Letta aspetta ma ha la serenità di chi già sa che anche alle prossime politiche è indicato come leader di una colazione annunciata come sconfitta.

 

 

Diverso invece lo spirito con cui il centrodestra vive e vivrà l'esito delle urne di domenica. Perché Matteo Salvini e in particolare Gior gia Meloni sono consapevoli di quanto possibile sia la conquista di Palazzo Chigi nel 2023 ma sanno altrettanto bene che non possono sbagliare nulla nei prossimi mesi. Se lunedì la Lega dovesse uscire dalle urne con una flessione (leggera o pesante che sia) la prima mossa risolutiva nella coalizione potrebbe arrivare da Salvini, il segretario del Carroccio potrebbe ufficialmente aprire a Meloni indicandola e riconoscendola come leader del centrodestra così da superare definitivamente gli screzi degli ultimi mesi e garantirsi un anno di campagna elettorale comune e condivisa fino alle Politiche. Silvio Berlusconi non potrebbe che benedire questa nuova e ritrovata pace interna. L'amore, si sa, vince sempre.

 

 

Senza dimenticare l'importanza di una condivisione sulla scelta del candidato per la presidenza della Regione Lazio, sotterrando anche (si spera) gli attriti registrati sulla scelta del governatore siciliano che negli ultimi mesi ha contrapposto tra loro i partiti del centrodestra. La coalizione - se unita - ha concrete possibilità di vittoria, perché sprecarle per litigare su un nome? Di certo sia in casa Pd e M5S sia in quella Fdi, Lega e Forza Italia, è chiaro quanto le amministrative del 12 siano l'ultimo passaggio per proiettarsi poi alle politiche. Perché ovviamente nessuno pensa di poter intervenire sin da ora sul Governo, salvo clamorose sorprese ma sono talmente pochi gli italiani chiamati alle urne domenica che nessuno si prenderà il rischio di far cadere l'esecutivo Draghi. In fondo sono soltanto elezioni amministrative.

 

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