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"Disordini e instabilità", la profezia inquietante del Financial Times. E non solo con Mario Draghi al Quirinale

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Mario Draghi gode di un credito pressoché illimitato nelle sedi internazionali che contano e l'ipotesi che l'attuale premier possa lasciare Palazzo Chigi per seguire le sirene del Quirinale, affidando ad altri il governo o favorendo elezioni anticipate, inizia a interessare la alte sfere del mondo finanziario. 

La manovre per il Colle arrivano sulla prima pagina del britannico Financial Times, da cui parte un'analisi dalle tinte fosche su "il dilemma dell’Italia mentre Mario Draghi emerge come favorito per la presidenza".  Per il quotidiano finanziario "la prospettiva che l’ex capo della BCE si faccia da parte come primo ministro fa rischiare il ritorno dell’instabilità politica".

 

"La prospettiva che Mario Draghi si dimetta da primo ministro italiano per assumere il ruolo di presidente minaccia di far piombare il paese nell’instabilità politica proprio mentre il governo intraprende ambiziose riforme strutturali e un piano di ripresa dal coronavirus sostenuto da quasi 200 miliardi di euro di fondi UE" è il timore del quotidiano che riferisce anche del lungo applauso di martedì 7 dicembre della platea della prima della Scala di Milano a Sergio Mattarella, giudicando la richiesta corale di un suo bis alla Presidenza come un "segno di preoccupazione dell’establishment italiano".

 

L’analisi ricorda che Draghi era già considerato un possibile successore di Mattarella, ma la sua chiamata alla guida del governo ha reso "più complicata una possibile transizione" perché se è vero che le elezioni anticipate non sarebbero necessariamente l’esito dell’elezione di Draghi al Quirinale, è vero che "funzionari e analisti ritengono che senza Draghi, è improbabile che il governo sopravviva nella sua forma attuale".

Insomma "Draghi è l’unico che può tenere a freno questa situazione", ovvero la variegata maggioranza raccolta intorno a SuperMario e le sfide rappresentate dalla lotta al Covid e l'occasione del Pnrr. 

 

E se si va a lezioni anticipate? "Entrambe le potenziali coalizioni", centrodestra e centrosinistra, "hanno la possibilità di superare la soglia del 40% richiesta per formare un governo, secondo i dati di YouTrend. Ciò aumenta l’attrattiva delle elezioni anticipate per entrambi i campi" è l'analisi del Ft che riserva un passaggio alle mire quirinalizie di Silvio Berlusconi mentre la Lega potrebbe avere interesse ad avere Draghi al Colle.

 

Un altro timore del quotidiano è che una elezione a maggioranza del capo dello Stato, da parte del centrodestra o del centrosinistra, potrebbe "provocare disordini politici anche se Draghi rimanesse primo ministro". Un Draghi però non è per semrpe, e a un certo punto l’Italia dovrà comunque fare a meno dell'ex capo della Bce alla guida del governo. "Alla fine i partiti dovranno assumere la gestione del piano Next Generation EU, che hanno votato in parlamento" e «"nche se Draghi resta presidente del Consiglio, è solo per un altro anno, non per sempre". Insomma, l'effetto Draghi almeno in certi ambienti comincia a essere in calo.  

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