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Caos AstraZeneca, perché in Italia non c'è la via di mezzo

Arnaldo Magro
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Immaginate di essere un ottantenne che nella giornata di lunedì, dopo esser stato in coda per ore, si è visto rispedire a casa, senza vaccino e pure senza spiegazioni. Qualcosina vorreste vi venisse detto, immaginiamo.

 

 

Dopo il caos dei ritiri Astrazeneca, la prassi italica impone di trovare non una spiegazione, bensì il colpevole. L’Europa è intoccabile ed innominabile. Draghi intoccabile. Speranza pure. E dunque la colpa, di chi può essere? Di Matteo Salvini, ovvio. Almeno sentendo l’argomentazione della deputata dem Chiara Braga: «Bene ha fatto il governo a non parlare, Salvini invece insegue il facile consenso e con le sue parole destabilizza chi ci guarda da casa. Salvini ed i giornalisti mettono paura alla gente. L’Europa non ha affatto fallito». Come dire, Roberto Speranza, titolare del dicastero della Salute, nel momento cruciale della vaccinazione , non proferisce verbo e la colpa è di chi chiede invece spiegazioni. In verità Speranza esce pure nella mattinata di martedì, con un tweet per comunicare che il piano del commissario Figliuolo, procede come prima. Come se nulla fosse successo. Non resta che pensare che al ministero della Salute, vi è una cosa che non manca. L’ottimismo.

 

 

L’impressione invece è che il piano vaccinale ne risentirà eccome. Che le chiusure potrebbero prolungarsi. Che in molti in lista di attesa, hanno già disdetto il vaccino. Che parecchi contraccolpi psicologici ha ingenerato negli italiani il ritiro di astrazeneca. Secondo i democratici, bene ha fatto Draghi a non parlare. Sono lontani i tempi, in cui venivano indette conferenze stampa, per comunicare anche i cambi di pochette nel taschino. È vero. O troppo o nulla. Siamo così noi italiani. A una via di mezzo, non siamo proprio più abituati.

 

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