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Draghi sente Macron e fa l'ottimista sui vaccini

Francesco Storace
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La preoccupazione degli Stati è la paura. Perché se l’Ema sbarra la strada al vaccino AstraZeneca, la domanda di tutti sarà: chi ha deciso di autorizzarne la somministrazione? Però è anche vero che se l’esame di domani dovesse passare liscio, senza ulteriori variazioni per le fasce di persone a cui è destinato, si correrà il rischio dell’incredulità. E lungo le linee telefoniche importanti corrono le valutazioni comuni, tentando di spargere ottimismo come hanno fatto ieri il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e il presidente della Francia, Emmanuel Macron. Obiettivo la ripresa immediata della campagna vaccinale un minuto dopo il via libera dell’agenzia europea del farmaco.

 

 


Sembra una girandola che non si ferma più. Prima abbiamo seguito la Germania sullo stop – anche se in Italia risultavano davvero poche le reazioni avverse rispetto ad oltre un milione e mezzo di dosi del vaccino in questione - poi, assieme ai francesi facciamo gli scongiuri affinché vada tutto bene.

 

 

La sua parte la recita anche il ministro Roberto Speranza, che ieri ha parlato di tutto beccandosi il rimprovero di Giorgia Meloni: «Perché non parla agli italiani?». «Speranza viene o no in Parlamento a riferire su quello che sta succedendo?». Per la leader di Fratelli d’Italia ha sbagliato anche Mario Draghi: «Ma pare normale che nelle ultime 48 ore con il caos, non c’è stato uno straccio di ministro a dare informazioni certe in tv? Qualunque politico normale l’avrebbe fatto. Draghi ha sbagliato, hanno sbagliato tutti», ha concluso la Meloni. C’è da dire che il ministro Speranza ieri ha partecipato anche alla riunione con i suoi colleghi della Ue. E nel corso di un convegno ha trovato il modo di impegnarsi su «una accelerazione significativa» della campagna vaccinale. «Nel secondo trimestre dell’anno ci aspettiamo 50 milioni di dosi, tra cui 7,4 milioni di Johnson & Johnson. Nel terzo trimestre le dosi che avremo a disposizione saranno 80 milioni». Aveva cominciato così anche quando presentò il piano vaccinale flop di Domenico Arcuri. Va però aggiunto che la nuova struttura commissariale affidata al generale Francesco Figliuolo ha effettuato approfondimenti sulle cose da fare. La durata della sospensione di AstraZeneca è stimabile in quattro giorni complessivi, fino al pronunciamento dell’Ema e quindi dell’Aifa. L’impatto di tale sospensione sulla campagna può valutarsi su 200 mila vaccinazioni in meno. E si è calcolato – secondo fonti di palazzo Chigi - che in caso di ripresa delle somministrazioni di AstraZeneca a partire dal 18 marzo, il rallentamento potrà essere riassorbito nell’arco di un paio di settimane, anche grazie all’incremento della quantità del vaccino Pfizer stimato in 707.850 dosi.

La discussione sulla campagna riguarda anche altri aspetti, compreso l’eventuale obbligo di vaccinazione per il personale sanitario, così come sollecitato in particolare dal governatore della Liguria Giovanni Toti. Sul punto, Speranza ha detto di star «verificando i dati per valutare ulteriori misure». Ma chi ha fatto il vaccino AstraZeneca che deve fare, è stato chiesto ancora al ministro? «Non deve preoccuparsi», ha risposto Speranza, che certamente si renderà conto che non basta questa frase a restituire fiducia ai cittadini. E non è certo minacciando la perdita del diritto al vaccino a chi dovesse rinunciare ad AstraZeneca a mobilitare i cittadini.

 

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