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Stato d'emergenza? Almeno liberateci dalla dittatura dei comitati

Massimiliano Lenzi
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Matteo (Renzi) dove sei? Batti un colpo. Tu che hai sempre rivendicato il primato della politica sui tecnici come puoi digerire, senza dolore e senza ribellione, il fatto che il premier Giuseppe Conte - presidente della maggioranza che sostieni (assieme al Pd, ai grillini, alla sinistra) con Italia Viva (ma per quanto, se si andrà avanti così?) - argomenti la necessità dei suoi pieni poteri, tradotti in una supposta per il popolo italiano grazie alla frase, meno bruta (dei pieni poteri) ma altrettanto fuori dal comune in una democrazia, sullo stato di emergenza? Per il fatto che - sostiene Conte - «senza lo stato d’emergenza cesserebbe il lavoro del commissario» e del Comitato tecnico-scientifico. Ma meno male, che cesserebbe. Sarebbe l’ora.

 

Perché non di comitati (tecnici o scientifici che siano), di virologi e neppure di commissari ha bisogno questo Paese in crisi, impaurito e in recessione. Ma di libertà. Dalla burocrazia, spesso idiota e inutile. Dalla paura del virus, dalla crisi economica, dagli sbarchi dei migranti, per tornare a vivere. Perché se ieri, nelle parole di Giuseppe Conte che provava a farsi Re, c’è stato qualcosa di inquietante era questa delega al vuoto, come se in questa Italia del 2020, se venisse a mancare il comitato-scientifico, finisse l’ossigeno. No. Non è cosi. Il problema, semmai, è il contrario: la delega senza condizioni della politica alla scienza (spesso divisa, anche sul tema del coronavirus) alla tecnica, alla medicina, di scelte fondamentali e non rinviabili per la collettività. Perché l’Italia non ha bisogno di una servitù volontaria - come avrebbe scritto nel secolo scorso il filosofo francese Michel Foucault - al potere medico. Ma di libertà, responsabile certo, ma non ancella dei comitati bensì espressa dai politici, votati ed eletti dai cittadini. Anche nei momenti più duri, come questi tempi da Covid-19.

 

Tutto il resto è soltanto un passo del gambero. È la democrazia che si spaventa e sceglie per paura l’aristocrazia della crisi e di una emergenza che non c’è: dei tecnici, degli scienziati, di élite che nessuno ha mai votato e che sono persino un poco loffie. Un gambero, che si porta appresso il rinculo di un (Giuseppe) Conte che prova a farsi Re. La monarchia no. Grazie. Siamo repubblicani.

 

 

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