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Capezzone sveglia l'Occidente: “La guerra contro Hamas va vinta, basta compromessi”

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Daniele Capezzone, direttore editoriale di Libero, torna ad occuparsi della guerra in Medio Oriente scaturita dall’attacco di Hamas ad Israele in un articolo apparso sull’edizione del 17 ottobre del quotidiano. “Può darsi - inizia così l’analisi del giornalista - che dietro l’incessante lavorio internazionale per tentare di indurre Israele a circoscrivere la portata della sua controffensiva ci sia anche una forma di prudenza virtuosa, nessuna persona saggia può certamente augurarsi un conflitto fuori controllo per estensione o virulenza. Tuttavia, questo è almeno il mio timore, è molto probabile che ci sia anche e soprattutto altro, qualcosa di assai meno lodevole e rassicurante. Il nostro Occidente ha rimosso, ha cancellato dal proprio orizzonte l’idea che qualcuno ci voglia davvero distruggere. Prigionieri come siamo delle nostre illusioni irenistiche, crediamo di poter trattare sempre, di poter mediare e ricomporre, di poter ‘aggiustare’ tutto, di poter rinviare lo scioglimento dei nodi. Eppure, ed è il caso di Hamas e del fondamentalismo islamista, ci sono entità con cui non è possibile venire a patti. Da un certo punto di vista, il problema non è tanto che non vogliamo combattere. È che abbiamo smarrito la volontà di vincere. E vincere vuol dire esattamente vincere, cioè prevalere definitivamente e senza ombre, non solo ‘pareggiare’ o trovare un qualche equilibrio di compromesso”.

 

 

Capezzone suona la sveglia all’Occidente e critica Obama: “Vuol dire distruggere militarmente il nemico; uccidere o catturare i leader terroristi; screditare la loro ideologia; sfidare i regimi che li supportano; costruire nuove alleanze strategiche per i prossimi decenni di questo ventunesimo secolo. Purtroppo, ripensandoci a ritroso, abbiamo perso molto terreno negli otto anni di Barack Obama (il suo vice era Joe Biden), che costruì il suo Nobel sulla ‘non leadership’ e sulla ‘non vittoria’ occidentale, e diede vita al vuoto (fisico-militare e politico-ideologico) in cui il terrorismo poté trovare spazi per crescere e rafforzarsi. Peggio ancora, troppo spesso si è negata l’esistenza stessa di una guerra, chiudendo gli occhi dinanzi alla natura del nemico”.

 

 

Secondo Capezzone è necessario vincere la guerra dell’informazione e quella dei rifornimenti militari: “Le due guerre (la ‘guerra delle idee’ e la ‘guerra sul campo di battaglia’) vanno combattute insieme, sono l’una complementare e funzionale rispetto all’altra. E la sconfitta dei nostri nemici su entrambi i piani farà anche crollare la loro capacità di proselitismo. Da molto tempo, noi occidentali abbiamo dimenticato che il mondo è un luogo difficile, popolato anche da nemici. Si punta al pareggio, dunque? Ma si sappia che, in queste sfide esistenziali, non c’è alcun pareggio possibile. O - chiosa Capezzone - vinciamo noi, o vincono gli altri”.

 

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