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Il sogno di Remo Anzovino : "Nel mio futuro un'opera moderna"

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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Centenario della nascita di Lelio Luttazzi, iniziative per i suoi primi 20 anni di carriera e il sogno di rigenerare la musica assoluta in Italia. Sono tanti i progetti di Remo Anzovino che questa sera sarà al Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica di Roma per rendere omaggio al maestro triestino.

Remo Anzovino, stasera sarà sul palco per ricordare Luttazzi. Cos’ha preparato per l’evento?
«Suonerò due suoi brani. Già qualche anno fa avevo eseguito una mia versione di una sua canzone straordinaria dedicata a sua moglie: «Buonanotte Rossana». Considero Luttazzi uno dei più grandi uomini di spettacolo.
Non solo musicista, compositore, direttore d’orchestra e pianista stratosferico ma la quintessenza di cosa dovrebbe essere un artista: eleganza, forma, coerenza e stile».

Da qualche anno ha comprato casa a Roma. Qual è il suo rapporto con la Città Eterna?
«È una città che amo e nella quale sto sempre bene. Arrivavo da una piccola città di provincia del Friuli come Pordenone e Roma l’ho iniziata a frequentare 20 anni fa. Qui ho fatto i primi concerti e le giornate di promozione ma la vivevo in modo mordi e fuggi. A un certo punto ho avvertito il bisogno di maggiore stabilità. Il mio ultimo album «Don’t forget to fly» l’ho composto interamente a Roma. È una città che sorprende nelle sue contraddizioni, nella coesistenza di bellezze infinite e cose che ti lasciano perplesso. È molto istruttivo vivere qui da artista perché ti fa confrontare con il mondo dello spettacolo che conta.».

Nel 2024 si festeggiano i 20 anni della sua produzione discografica. Quali sorprese ci saranno per il pubblico?
«Per il Record Store Day uscirà in versione rimasterizzata il cd del mio primo disco «Dispari» e, per la prima volta, verrà stampato anche in vinile. Quell’album è stato fondamentale perché possedeva già un linguaggio che mi appartiene. Da 10 anni era diventato introvabile. È una grande soddisfazione, vorrei dare a tutti la possibilità di capire da dove sono partito. Non riascolto mai le cose che ho scritto ma, in questo caso, ho fatto un’eccezione. È un disco acustico slegato dalle mode del tempo e conserva una sua attualità e freschezza. Se mi avessero detto che, dopo 20 anni, avrebbero celebrato il mio disco d’esordio non ci avrei creduto».

Quale sogno artistico non è ancora riuscito a realizzare?
«Sempre più spesso mi commissionano musica assoluta. Questo mi emoziona perché mi fa confrontare con forme diverse, sinfoniche e cameristiche. Ho sogni legati a musiche di grande formato che possano dare nuova veste anche a forme che appartengono alla storia della musica».

A cosa pensa in particolare?
«Mi piacerebbe comporre un’opera. In tutti i più grandi teatri del mondo vengono rappresentati sempre gli stessi cento titoli. Quando Mozart, Verdi o Puccini scrivevano le loro opere davano una rappresentazione di umori, urgenze e sentimenti del loro tempo. Bisognerebbe avere il coraggio di affidare la scrittura di opere importanti a nuovi compositori.
Penso a un’opera rinnovata in cui, oltre all’orchestra in buca e ai cantanti, si possano inserire elementi visuali o spuri dal punto di vista del suono. Ad esempio elementi di elettronica fusi all’orchestra. Il mondo è cambiato e si è evoluto ma il teatro musicale può essere ancora una forma d’arte molto forte se riletta attraverso storie che parlino ai contemporanei».

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