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Otto e mezzo, la rivelazione di Caracciolo sul battaglione Azov: "Ce l'hanno con Zelensky". Comandanti contro il presidente

Giada Oricchio
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“Zelensky ha ricevuto pesanti minacce”. Il mistero della resa-non resa del battaglione Azov è uno dei temi della puntata di "Otto e Mezzo", venerdì 20 maggio. Durante il talk di La7, Lesia Vasylenko, deputata del Parlamento ucraino, ha sostenuto che non c’è alcuna bandiera bianca e che non c’è una ribellione del battaglione Azov, ancora asserragliato nell’acciaieria Azovstal di Mariupol, all’ordine di arrendersi del presidente Volodymyr Zelensky.

“Il comandante resta dentro perché è suo dovere assicurarsi che tutti possano uscire – ha detto Vasylenko -. I militari stanno obbedendo all’ordine, ci vuole molto tempo affinché escano tutte le persone. Non parliamo assolutamente di resa. Sono degli eroi che hanno resistito fino all’ultimo per difendere questo ultimo bastione della democrazia”.

Una versione che non ha convinto Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica "Limes". Come già affermato dall’ex ministro degli Interni, Marco Minniti, anche secondo Caracciolo la posizione di Zelensky è estremamente delicata: “C’è una tensione molto forte tra i comandanti e alcuni combattenti di Azov che si sentono abbandonati dal governo. Hanno addirittura minacciato di rappresaglie lo stesso presidente e altri”.

Inoltre la lenta evacuazione dell’acciaieria sta incontrando un’altra difficoltà: il mancato coordinamento tra i generali russi e ucraini incapaci di mettere in piedi veri corridoi umanitari. “Le telefonate di questi giorni fra russi e americani mirano a stabilire un minimo di dialogo sul campo” ha detto Caracciolo prima di sostenere una verità sgradita alla deputata ucraina: “Certo che dei militari che escono senza combattere dall’Azovstal non so come definirli, ma dal punto di vista pratico è una resa”.

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