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Azovstal, il momento della verità. Toni Capuozzo: ora sapremo cosa c'è nei sotterranei, il sospetto più pesante

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Con i soldati ucraini dell'Azovstal portati via feriti dall'acciaieria cade la retorica. Toni Capuozzo, giornalista e famoso inviato di guerra, continua la sua operazione di analisi sulla guerra e in un lungo post pubblicato su Facebook, martedì 17 maggio, spiega perché non siamo davanti a un’evacuazione ma a una resa: "Certo, non una resa umiliante, non ci sono forche caudine", ma non avviene "con l’onore delle armi: si finisce caricati sui bus verso un ospedale o verso centri di detenzione, con un futuro da scrivere tra scambi di prigionieri e forse processi.  Ma è la fine della retorica, come se l’eroismo fosse un destino  rimasto nel ‘900" scrive Capuozzo.

 

Il giornalista torna a sottolineare il cortocircuito informativo: "il Corriere della Sera ancora questa mattina racconta i resistenti dell’Azov come 'angeli', nelle parole dei profughi da Mariupol. Gli altri cittadini che hanno raccontato di essere stati usati come scudi umani non fanno notizia, non esistono sono il lato oscuro" attacca Capuozzo. Che torna anche sulle "voci -russe- sull’esistenza di un laboratorio chimico e sulla presenza di  militari di paesi Nato. Il momento della verità è vicino, perché o ci sono o non ci sono, era un bluff di propaganda" afferma sulle ipotesi che coinvolgono i sotterranei dell'acciaieria. E ricorda come "buona parte dell'informazione italiana ha  ieri  evitato di notare che il simbolo dello stragista di Buffalo era lo stesso sole nero nazista che sta sullo sfondo del simbolo di Azov".

 

Capuozzo sottolinea anche la band ucraina vincitrice dell'Eurovisione, la Kalush Orchestra, era in realtà arrivata seconda alle selezioni nazionali, ma la cantante che doveva esibirsi a Torino era stata "squalificata" per un viaggio in Crimea: "Fine della retorica".

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