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Otto e mezzo, Lucio Caracciolo stronca Biden sulla guerra in Ucraina: "Genocidio? Non parliamo a vanvera”

Giada Oricchio
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“Genocidio? Non parliamo a vanvera”. Lucio Caracciolo, ospite del talk politico "Otto e Mezzo" su LA7, mercoledì 13 aprile, ha raccontato il 49esimo giorno di guerra in Ucraina attenendosi ai fatti e alla storia con il consueto equilibrio.

Il direttore della rivista geopolitica "Limes" non ha apprezzato l’uso della parola genocidio da parte del presidente americano Joe Biden e dell’omologo ucraino Zelensky: “Le parole hanno un peso, genocidio è legato alla Shoah. Quando Zelensky alla Knesset ha fatto una sorta di parallelo tra quello che è successo agli ebrei e il suo popolo, la cosa non è stata presa bene. Bisogna stare sui dati di realtà e non parlare a vanvera. Se tutto è un genocidio, niente è un genocidio”.

Caracciolo ha concordato con Marco Travaglio sulla diversità degli interessi americani da quelli europei e all’interno dell’Europa stessa: “Non so se ci siano invasati, ma i popoli baltici e i polacchi che hanno avuto rapporti difficili con la Russia vedono questa guerra come l’occasione di finirla una volta per tutte con la Russia, a differenza di italiani, spagnoli, tedeschi e francesi. Per l’amministrazione Biden invece serve un cambio di regime, io non mi stupirei se si arrivasse a un negoziato. Ma non sarà la pace, sarà la fine di una fase particolarmente cruenta della guerra”.

Lo studioso ha in parte assolto Zelensky per il gran rifiuto alla visita del presidente tedesco Steinmeier: “Non è stata una gaffe. Steinmeier ha lasciato un brutto ricordo agli ucraini perché nel 2014 dopo la rivoluzione di Maidan, riuscì a fare un accordo che fu stracciato. Per loro, non è il presidente della Germania, ma quello che ha provato a fregarli”. E il possibile ingresso della Finlandia nella NATO è davvero un rischio? “Beh Putin quando si affaccia dalla casa di San Pietroburgo vede la NATO, cambia completamento l’assetto geopolitico” ha osservato con acume Caracciolo.

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