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Il carcere una tortura durante la pandemia. La proposta choc di Carlo Taormina: amnistia ed indulto per i detenuti

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Alla fine Carlo Taormina ha voluto rendere pubblica la notizia che ha tenuto per sé durante l’ultima ospitata a Zona Bianca. Il noto avvocato ha spiegato la situazione con un lungo post su FacebooK: “Giro per le carceri almeno due giorni alla settimana per preparare difese di imputati ma anche essere vicino ai detenuti perché credo che il carcere debba essere finalizzato alla restituzione di chi ha sbagliato alla società civile e al lavoro e perché credo chi ha pagato il suo debito con lo stato debba avere tutti i diritti, nessuno escluso, che spettano ad ogni cittadino. Il carcere attende da tempo una radicale riforma che fu avviata dall’ex ministro Prlando e colpevolmente lasciata morire. Anche il ministro Cartabia ha manifestato la volontà di riformare profondamente l’ordinamento penitenziario ma fino ad ora molto poco si è visto”.

 

 

“Io - sottolinea Taormina - ritengo che il carcere debba essere una misura eccezionale legata esclusivamente ai reati di grande violenza e di alta criminalità organizzata, mentre la regola generale dovrebbe essere la detenzione domiciliare con possibilità di svolgimento di attività lavorativa. Penso che non vi debbano essere esclusioni dalle misure alternative alla detenzione a seconda del titolo del reato perché in esecuzione di pena non deve più contare il reato ma solo la persona che deve essere recuperata. Ritengo infine che il sistema debba prevedere interventi sanzionatori che non passino né per il carcere né per la detenzione domiciliare. Ora però deve essere segnalato un problema urgente alla politica”. 

 

 

 

L’avvocato arriva al punto della sua proposta: “Nelle carceri si vive l’inferno da quando è scoppiato il Covid che si è coniugato con il drammatico problema del sovraffollamento. Ogni anno di carcere in costanza di pandemia è valso tre anni per condizione umana, sacrifici, umiliazioni e lontananza dagli affetti di mogli, mariti, figli, parenti. Molte cose in questi due anni di pandemia sono cambiate nel sistema giudiziario che oggettivamente hanno comportato la possibilità che un buon livello di efficienza possa essere raggiunto. È venuto il momento di - il suggerimento di Taormina - fare una amnistia e un indulto consistenti per ripagare i detenuti che hanno subito la tortura del carcere in tempo di pandemia. Propongo una amnistia per reati punibili con un massimo di sei anni, con esclusione di alcuni sui quali occorrerà un confronto, ovvero per una pari pena che possa essere applicata previa concessione delle attenuanti generiche. Stesso regime per l’indulto relativamente alla pena in corso di esecuzione e comunque prevista in una sentenza passata in giudicato. Tutti questi benefici - conclude il legale - dovranno obbligatoriamente essere revocati in caso di commissione di un reato dopo la loro applicazione ed anche se ciò accada molto tempo dopo”.

 

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