
Dazi, da Trump un messaggio strategico all'Europa. Ma ora l'Ue non perda tempo

C’è una precisazione che vale più di mille parole: la misura non riguarda la Cina. Tradotto in geopolitica: non si tratta di un’arma tattica in una guerra commerciale globale, ma di un messaggio strategico all’Europa. Abbiamo cioè 90 giorni per dimostrare che siamo più di un mercato da tassare e meno di un alleato da ignorare. Il segnale è chiaro: la Cina resta nel mirino. La sospensione dei dazi verso altri Paesi serve a ridisegnare la catena globale del valore, allontanandola da Pechino e riportandola verso chi, almeno sulla carta, condivide con Washington un certo set di regole e valori. I numeri spiegano bene questa scelta. Nel 2023, la Cina ha esportato beni verso gli Stati Uniti per un valore di circa 501 miliardi di dollari, con prodotti principali come apparecchiature elettriche ed elettroniche (124,52 miliardi di dollari) e macchinari (88,98 miliardi di dollari). Nello stesso anno, l’Ue ha esportato verso gli Usa beni per un valore di 502 miliardi di euro (circa 535 miliardi di dollari), con un surplus commerciale di 158 miliardi di euro. Ma c’è un altro aspetto da considerare.
Il nuovo Ovest e la sfida al comunismo
La decisione di sospendere temporaneamente i dazi non è stata presa nel vuoto. I mercati finanziari, già scossi da settimane di volatilità legata alle tensioni commerciali, hanno reagito positivamente all’annuncio. Questo suggerisce che, al di là della retorica, Trump ha dovuto tenere conto delle pressioni di Wall Street e delle preoccupazioni degli investitori riguardo a una possibile recessione indotta da una guerra commerciale senza fine. Dentro questa mossa, c’è però anche un’idea più profonda. Che l’Occidente - pur attraversato da divisioni, tensioni e rivalità - esista ancora come spazio di valori, interessi e sicurezza condivisa. Stati Uniti, Europa, e perfino quei partner a geometria variabile dell’area indo-pacifica, possono ancora essere un sistema. Magari disordinato, certo non compatto. Ma esistente. E forse, oggi, più necessario di ieri.
Meloni in missione per conto dell'Ue. E la Francia “rosica”
E qui arriva il bivio per l’Europa. Se la Commissione europea saprà trasformare questo spiraglio in una proposta concreta, si potrà forse inaugurare una nuova stagione transatlantica: meno dazi, più cooperazione industriale, regole condivise su sussidi e standard tecnologici. Ma se Bruxelles si limiterà a tirare un sospiro di sollievo, sperando che «passi anche questa», allora i 90 giorni scadranno nel nulla. Serve una risposta politica, non burocratica. Serve capire che questa mossa di Donald Trump è anche una mano tesa: non verso l’Europa dei vincoli, ma verso quella delle opportunità. La Germania, motore industriale del continente, ha tutto da guadagnare da una tregua commerciale. La Francia, più attenta agli equilibri globali, potrebbe guidare un’alleanza strategica. L’Italia, se sa muoversi con intelligenza, può giocare una partita da protagonista nel manifatturiero avanzato. Ma serve una regia, e servono idee. Novanta giorni, in politica, sono un’eternità se si vuole costruire. Ma possono volare via in un attimo se ci si perde in distinguo e rinvii.
Trump sospende i dazi a chi non vara contromisure. Pugno duro con la Cina
Dai blog

Michele Bravi fa il regista: "Sul set Lino Banfi è diventato mio nonno"


Francesco Gabbani: «Nelle nuove canzoni la mia svolta interiore»


Il futuro di Amedeo Minghi: "Una commedia musicale in romanesco"
