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Elly Schlein rinnega il Milan e balla con Conte. I cambi di casacca della dem

Alessandro Usai
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No cara Elly, stavolta proprio non ci siamo. Si può fare una battaglia sulle scelte ecologiste. Si può discutere sulla legalizzazione delle droghe leggere. Si può dissentire sulla linea politica di invio delle armi all’Ucraina o sui diritti delle coppie omosessuali. Sono tutti terreni di scontro ideologico e politico. Ma sul calcio, no. Non è onestamente tollerabile cambiare squadra. Da piccola era tifosa del Milan quindi avrà apprezzato Sacchi, i tre olandesi, gli scudetti e le Coppe dei Campioni. Il calcio spettacolo. Poi ha cambiato idea «quando ho capito di chi era» il proprietario.

 

Eh no, cara Elly. A metà degli anni '80, mentre Elly Schlein nasceva, Berlusconi prese il Milan che stava fallendo in tribunale portandolo sul tetto del mondo con 29 trofei vinti. Il calcio è una fede che ci è stata donata. Si diventa tifosi di una squadra per magia, strane alchimie del destino. E con l'inesorabile passare degli anni, quell'amore incondizionato si difende da tutto e da tutti. Sempre. Nella buona e nella cattiva sorte. Nel corso della vita si cambiano amici, scuole, abitudini, amori, case, gusti. Partiti politici persino. Tutto passa, tutto cambia. Ma quella fede mai. Ci accompagna nei meandri della vita. Ci fa ricordare dove eravamo fisicamente il giorno di un trionfo o di una bruciante sconfitta. Rappresenta la nostra essenza. Se la rinneghi, perdi credibilità, identità, passione.

 

Cosa avrebbero dovuto fare allora Bertinotti, Enrico Letta, Monti, Guerini, Cuperlo e persino Orfini? L’elenco sarebbe lungo (per fortuna). Hanno combattuto il Berlusconi politico senza abdicare ai sacri principi del calcio. Non contenta, Elly è diventata juventina per poi virare ancora verso simpatie bolognesi. «Tifo la Nazionale soprattutto - racconta Elly in una intervista televisiva a Cattelan - e non riesco più a praticare molto il calcio». In politica si può essere concavi e convessi, Berlusconi docet. Si può anche guidare un governo gialloverde, varare decreti sicurezza per poi cassarli come premier di un esecutivo giallorosso, come insegna Giuseppe Conte. Già, Conte. Le sue memorabili piroette politiche sono più che una attrazione per la ballerina Elly. Sulla guerra, ad esempio, Conte è oggi contrario all'invio di armi quando invece nel governo Draghi aveva votato i decreti.

 

A settembre del 2021 aveva lodato i progressi delle forze ucraine: «Sono un’ottima notizia e dimostrano che Kiev – grazie all’enorme afflusso di armi dall’Europa e dagli Stati Uniti – è in grado di respingere l’invasore russo. Per questo abbiamo acconsentito agli aiuti». Oggi ha cambiato idea. Sarebbe una alleanza perfetta quella tra Conte e Schlein. Una coppia di smemorati. Vedremo. Del resto Elly si è spesso definita una nerd anche per la sua passione per i videogiochi. Passava le ore con «Il segreto di Monkey Island», dove c'è un pollo di gomma con la carrucola, utilizzato come stratagemma dal giocatore per superare le prove e diventare pirata. Resta da capire chi tra lei e Conte farà il pollo

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