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Guerra, Nato in pressing sulla Cina per arrivare alla pace tra Russia e Ucraina

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Due giorni di incontri a Bucarest in piena crisi ucraina sono serviti ai ministri degli Esteri della Nato per ribadire l’unità di intenti nei confronti della guerra in Ucraina e delle sfide poste dalla Cina, ma anche per rilanciare il tentativo di coinvolgere Pechino nella ricerca di una soluzione negoziale al conflitto, puntando sulle sue relazioni con la Russia. Alla riunione ha partecipato anche il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba che ha chiesto all’Alleanza atlantica di velocizzare i processi decisionali per permettere consegne di armi in tempi più rapidi. Ma, ha spiegato il segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg, la condizione decisiva per poter discutere dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato è che «sopravviva come Stato indipendente»: ogni decisione, ha aggiunto, sarà presa «passo dopo passo» e «il prerequisito per l’eventuale ingresso dell’Ucraina nella Nato è la sua vittoria nella guerra». «Non vediamo la Cina come un avversario e continueremo ad avere relazioni con la Cina quando è nel nostro interesse, come quando si tratta di farle conoscere la nostra posizione unitaria sulla guerra illegale della Russia in Ucraina» oltre che puntare su una sua mediazione, ha detto ancora. 

 

 

A Bucarest sono stati discussi in particolare gli «ambiziosi sviluppi militari di Pechino, i suoi progressi tecnologici e le sue crescenti attività cibernetiche e ibride». La guerra, ha ricordato Stoltenberg, ha dimostrato una pericolosa dipendenza dal gas russo e «questo dovrebbe anche portarci a valutare le nostre dipendenze da altri regimi autoritari, come la Cina, per le nostre catene di approvvigionamento, la tecnologia o le infrastrutture».

 

 

Il capo della Farnesina Antonio Tajani ha ricordato che «la Cina è un partner ma dobbiamo bilanciare il campo di gioco in termini di commercio, di politica industriale, e senza quell’equilibrio è impossibile lavorare bene»; ma molto importante è che la Cina «faccia pressione sulla Russia» per raggiungere un «accordo di pace» che garantisca la «libertà dell’Ucraina». Tajani ha anche sostenuto il rafforzamento della presenza della Nato nei Balcani occidentali per «fermare la Russia» nella regione, dove Putin ha un fermo alleato nel presidente serbo Aleksandar Vucic. L’area, ha aggiunto il capo della Farnesina, che vi ha compiuto una missione la scorsa settimana con il ministro della Difesa Guido Crosetto, è fondamentale tra l’altro per il controllo dell’immigrazione.

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