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Depositi di petrolio in fiamme nel territorio russo. Accuse incrociate: sabotaggio ucraino o finto attacco

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Accuse incrociate e l'ombra del sabotaggio. Si susseguono ricostruzioni e sospetti sul grande incendio che si è sviluppato in due depositi di carburante a Bryansk, il capoluogo di una regione russa che confina a Sud con l’Ucraina. A confermare il rogo nel sito che ospita petrolio è la direzione principale regionale del Ministero delle situazioni di emergenza. Secondo quanto riportato dall'agenzia Tass i serbatoi hanno preso fuoco con l’incendio che è iniziato alle due del mattino locali.

Il deposito di carburante di Bryansk fa parte della rete del cosiddetto "Oleodotto dell’Amicizia", il più lungo del mondo, che trasporta il greggio russo in Ucraina, Polonia, Ungheria e Germania. Bryansk si trova 380 chilometri a Sud Ovest di Mosca e a 100 chilometri dalla frontiera settentrionale dell’Ucraina.

 

I video diffusi sui social mostrano due roghi distanti l’uno dall’altro e secondo alcuni testimoni ci sarebbero state delle esplosioni. Non ci sarebbero vittime. Secondo l’agenzia russa Tass, a prendere fuoco sarebbero stati i carri armati vicino al deposito, ma per il momento non riferisce di possibili attacchi all’origine dell’incendio. Tra i media ucraini, Ukrinform parla di false flag, un falso attacco inscenato dai russi per accusare l’esercito ucraino di aver colpito nel proprio territorio e rispondere con nuovi bombardamenti. L'ipotesi è dell'Intelligence di Kiev. 

 

Ma c'è anche la tesi del sabotaggio, come sottolinea il Corriere che fa riferimento ad altri due incendi analoghi avvenuti nei giorni scorsi, nel polo industriale di Korolyov vicino a Mosca, e nelle strutture di RKK Energija. Il Cremlino non esclude che si tratta di  azioni "sabotaggio antirusso".

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