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Battisti si sposa per evitare l'espulsione

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L'ex terrorista con le nozze otterrà un permesso di soggiorno permanente in Brasile

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Una cerimonia con rito «afro-cattolico». Un matrimonio veloce e semplice nel camping di Cananéia, sul litorale di San Paolo. Così, sabato sera, si è sposato l'ex terrorista e scrittore Cesare Battisti. L'ex militante dei Pac si è unito a nozze con la brasiliana Joice Lima, con la quale era fidanzato da dieci anni, alla presenza di un centinaio di invitati, con la colonna sonora di musica popolare brasiliana e l'immancabile barbeque di carne per cena. Fra gli invitati, il responsabile per i Diritti Umani della città di San Paolo, Eduardo Suplicy. Per l'occasione, il sessantenne condannato all'ergastolo ha annunciato che sta scrivendo un nuovo libro. La celebrazione vera e propria, cominciata con due ore di ritardo, è durata appena quindici minuti e l'evento è stato organizzato da amici e sostenitori dell'italiano. «Joice mi è sempre stata al fianco nei momenti di difficoltà, il matrimonio è stato solo una formalità - ha detto Battisti - Per me, comunque, è un giorno meraviglioso, e tutto questo è stato possibile grazie all'aiuto dei miei molti amici. Questo è un bellissimo momento, ed è appena cominciato», ha concluso il suo discorso di nozze l'ex terrorista comunista. Il quale ha preferito, ovviamente, non commentare i suoi guai giudiziari. «Adesso sto per pubblicare un libro di racconti e poi un romanzo sulla storia di Cananéia, che è ormai a buon punto. È la cittadina che mi ha accolto dopo la liberazione dal carcere e quindi per lei provo un sentimento speciale». La sposa, più giovane di lui, era raggiante: «Credo che dopo dieci anni - ha detto - sia una cosa speciale vedere tutti gli amici che ci hanno appoggiato. È un momento di totale felicità». Dopo la condanna in contumacia, l'ex attivista del gruppo Proletari Armati per il comunismo è stato per anni latitante in Francia, poi in Messico e infine in Brasile. Nel 2010 il presidente brasiliano Inacio Lula ha rifiutato di estradarlo nel nostro Paese, ma il 3 marzo scorso un giudice federale ne ha ordinato l'espulsione, decisione contro la quale i legali di Battisti hanno presentato ricorso. Per il pubblico ministero federale il governo ha fatto un «disperato tentativo di regolarizzare la sua situazione» quando il Consiglio dell'immigrazione del ministero del Lavoro gli ha concesso l'autorizzazione di restare nel Paese. Secondo la Procura federale, infatti, il permesso di lavoro è stato rilasciato illegalmente, perché la legge ne proibisce la concessione a stranieri condannati in un altro Paese. Per tale ragione ha chiesto la «deportazione» di Battisti nella nazione di provenienza, quindi la Francia o il Messico. Ora, con il matrimonio, il sessantenne condannato per concorso in quattro omicidi dovrebbe ottenere un permesso di soggiorno permanente (non la nazionalità brasiliana), che potrebbe rappresentare un ostacolo per l'espulsione. C'è però anche un'altra ipotesi. A fine aprile è stata concessa dall'Italia l'estradizione del banchiere italo-brasiliano ed ex dirigente del Banco do Brasil Henrique Pizzolato, condannato a 12 anni e 7 mesi di carcere in Brasile nell'inchiesta «Mensalao» e detenuto a Modena. Si potrebbe profilare la possibilità di uno scambio fra Pizzolato e Battisti? Non è facile dare una risposta. È una questione di diritto internazionale. L'estradizione negata è un dato definitivo, per il Brasile. Pure quella concessa da noi a Pizzolante è ormai un fatto acuisito. Forse bisognava pensarci prima. Ora, chi crede ancora nella giustizia può solo sperare che Battisti venga spedito in Francia e, da lì, ritorni finalmente in Italia per saldare il suo debito. Ma è solo una speranza.

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