Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Lampedusa, i dubbi su Mare Nostrum a un anno dalla tragedia

A Lampedusa l'anniversario della strage di migranti

Il 3 ottobre dello scorso anno in 368 persone persero la vita davanti all'isola

  • a
  • a
  • a

Il tre ottobre dell'anno scorso, davanti all'isola dei Conigli in Sicilia, un barcone carico in modo impressionante di immigrati si rovescia: scoppia l'inferno e tra chi cerca di salvarsi aggrappandosi a qualsiasi cosa galleggi, tra chi urla il suo terrore senza che nessuno lo possa salvare, i morti alla fine risulteranno essere 368. Un'enormità. Donne, uomini, bambini, finiti in fondo al mare per poi essere recuperati in superficie, quasi che il dio Nettuno, impietosito, avesse voluto restituirci i corpi. Questa è la cronaca, inevitabilmente stringata, di un disastro annunciato, di una strage evitabile o, se preferite, di un omicidio di massa perpetrato da coloro che fanno traffico di carne umana. Ieri, nell'anniversario del naufragio, le iniziative per ricordarlo si sono sprecate: Laura Boldrini, Martin Schulz, Angelino Alfano, Federica Mogherini e altre personalità italiane e non, si sono ritrovate a Lampedusa per un convegno intitolato «Lampedusa, Europa – Come evitare nuove stragi in mare». In contemporanea, sull'isola, vi sono state altre iniziative con relativi interventi dei soliti politici e/o esperti che non perdono mai l'occasione di raccontarci con un filo di voce per adeguarsi al doloroso tema, come dovrebbero andare le cose affinché tutti vivano meglio. Però ora che il profumo d'incenso è svanito, che le lacrime sono state asciugate e che le personalità sono risalite sui loro aerei speciali o sulle loro auto blu, fermiamoci un attimo a riflettere e a porci alcune domande. La prima. Ma perché ci comportiamo, noi italiani attraverso coloro che ci rappresentano, come se fossimo responsabili di ogni tragedia che abbia per vittime immigrati su barconi che a malapena stanno a galla? Che responsabilità abbiamo della loro morte? Nessuna. Anzi, se vogliamo essere un tantino cinici e ci perdonino le anime candide del «venite tutti qui», noi gli immigrati mica li invitiamo e nemmeno insistiamo perché sbarchino sulle nostre coste. Sono loro che decidono di farlo, o no? La seconda. Per quale arcano motivo dobbiamo andare a rimorchiare le carrette del mare in acque internazionali? Certo, se sono in difficoltà vanno soccorse, ma perché sempre e soltanto noi? Malta li respinge, la Grecia, idem, la Spagna non ne parliamo, e noi che facciamo? Su e giù su e giù per portarceli a casa. E siccome quelli lo sanno, partono in migliaia, poi in mezzo al mare chiedono soccorso con un telefono satellitare. E le nostre motovedette corrono ma non sempre arrivano in tempo. La terza. La maggior parte dei clandestini è costituito da giovani: perché non combattono per migliorare lo Stato nel quale sono nati? I loro padri hanno lottato per por fine al colonialismo e questi come ringraziamento se ne vanno? Infine, che dire di Mare Nostrum? Era Nostrum ai tempi di Roma, ma considerarlo tale oggi, è demenziale, a meno che l'Italia moderna non abbia la stessa fierezza, la stessa forza, lo stesso orgoglio di Roma antica, e non ci pare proprio.

Dai blog