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Anche l'Ue vuole limiti alle Ong. Passa la linea italiana: "Far west inaccettabile"

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Tommaso Carta
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Nessuno scontro, né atti d'accusa verso l'Italia sui migranti. Anzi al Consiglio straordinario Ue Interni sulla situazione dei migranti sembra che gli Stati si siano trovati più in sintonia del previsto, ognuno alle prese con i suoi flussi di migrazione primaria o secondaria.

 

C'è stato un accordo politico sul piano d'azione di 20 punti per il Mediterraneo centrale avanzato dalla Commissione europea e l'Italia si dice soddisfatta per un primo risultato raggiunto. Nessun piano alternativo dal governo di Roma ma l'apprezzamento per aver iniziato un percorso a livello comunitario e messo l'accento sulla dimensione esterna del fenomeno, ovvero sulla necessità di «azione forte dell'Europa per migliorare il sostegno ai paesi di origine e di transito dei flussi migratori, sia in termini di sviluppare azioni di contenimento delle partenze, sia di migliorare i meccanismi di rimpatrio», stando alle parole del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi.

 

Anche lo scontro Italia-Francia è stato messo da parte per avanzare nelle soluzioni, anche se il ministro dell'Interno francese, Gérald Darmanin, è tornato a ribadire che «se l'Italia non prende le barche e non accetta la legge del mare e del porto più sicuro, non c'è alcun motivo per cui un Paese che debba fare i ricollocamenti, Francia o Germania, sia lo stesso che accoglie le imbarcazioni». In sostanza Parigi chiede all'Italia e ai Paesi di primo approdo di farsi carico della prima accoglienza e delle operazioni di identificazione, controllo e gestione delle domande di asilo, solo allora potrà accettare il ricollocamento dei migranti come previsto dall'accordo volontario del giugno scorso sottoscritto da 19 Stati Ue più quattro associati. Per quanto si provi ad archiviare la questione della Ocean Viking- Piantedosi dice che i rapporti sono stati« normalissimi e buonissimi»- Darmanin ha ricordato «che i paesi del Sud del Mediterraneo dovrebbero aprire i loro porti alle imbarcazioni, soprattutto delle Ong».

 

Capitolo, quello delle Ong, sui cui il vicepresidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas, sembra voler sposare la posizione dell'Italia. Bruxelles non può dettare un codice di condotta paneuropeo per le Ong ma può aiutare gli Stati a trovare delle regole, ha detto il commissario, che suggerisce di iniziare dai gruppi di contatto degli Stati membri. «Le operazioni delle Ong non sono un argomento tabù - ha rimarcato - non è qualcosa che non dovrebbe essere discusso perché stiamo parlando della vita delle persone. E penso anche che le operazioni nel Mediterraneo e altrove non possano funzionare in una situazione di Wild Far West in cui tutti fanno qualsiasi cosa e va bene».

Per la Commissione la soluzione definitiva rimane sempre il Patto sulla Migrazione e l'Asilo, un pacchetto di diversi provvedimenti presentato nel settembre 2022, di cui solo una piccola parte è stata approvata. Gli episodi delle ultime settimane sembrano aver dato nuova linfa alla discussione sul Patto. Quello che l'Italia chiede per far progredire il dossier, bloccato nei negoziati tra gli Stati da oltre due anni, è che non solo la responsabilità dei Paesi di primo approdo sia obbligatoria ma anche la solidarietà dei ricollocamenti. Nessuna grande decisione ieri, in attesa del prossimo Consiglio Interni dell'8 dicembre.

 

Ma l'accordo sul nuovo piano d'azione per il Mediterraneo centrale, evidenzia Schinas, «dà comunque una lettura positiva della politica migratoria dell'Ue agli occhi degli estremisti, dei populisti e degli xenofobi, che hanno usato l'Ocean Viking per attaccare l'Europa». È la stoccata del commissario che ricorda: «Noi abbiamo trovato una risposta, due settimane dopo, ma l'abbiamo data». L'Esecutivo Ue sta preparando anche un piano d'azione per la rotta balcanica, che quest' anno ha presentato l'incremento maggiore di flussi irregolari, da presentare per il vertice Ue-Balcani del 6 dicembre.

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