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La contro-petizione sul clima imbarazza la sinistra. Il fratello di Romano Prodi tra gli "anti-catastrofisti"

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Scontro accademico sul riscaldamento globale. Il clima attuale "non è differente" da periodi caldi già visti nel passato ed "eventi meteorologici estremi" sono sempre esistiti". È destinata a far discutere la "contro-petizione" di un gruppo di scienziati - tra cui Franco Prodi, ex direttore dell’Istituto per le Scienze del Cima nonché fratello dell'ex premier Romano - è destinata a far discutere.  

 

I promotori della Petizione Italiana sul Clima sfidano i colleghi dell’Appello per il Clima, contenuto nella petizione lanciata su Change.org "Un voto per il clima" che ha superato le 200mila adesioni. I primi "chiedono un "pubblico confronto scientifico" in "una sede istituzionale, accademica o politica". La richiesta è firmata da otto docenti: Alberto Crescenti, Professore di Geologia Applicata, già Magnifico Rettore e Presidente della Petizione Italiana sul Clima, Franco Battaglia, Professore di Chimica Fisica, Mario Giaccio, Professore di Economia delle Fonti d’Energia, Enrico Miccadei, Professore di Geologia, Giuliano Panza, Professore di Geofisica, Accademico dei Lincei, Alberto Prestininzi, Professore di Geologia, Franco Prodi, Professore di Fisica dell’Atmosfera, Nicola Scafetta, Professore di Fisica dell’Atmosfera. A riportarlo è l'Adnkronos.

 

La posizione degli otto professori firmatari della Petizione Italiana sul Clima - documento ’anti catastrofista' inviato nel 2019 alle massime autorità politiche a cui hanno aderito il premio Nobel per la fisica Ivar Giaever e 1.200 studiosi in diverse discipline scientifiche, incluse le Scienze della Terra, la Fisica e la Chimica - parte dal presupposto che "il clima attuale non è differente da periodi caldi già occorsi nel passato sia storico che geologico e che eventi meteorologici estremi, come siccità, inondazioni, frane, smottamenti, sono sempre esistiti e vanno combattuti con la prevenzione e l’adattamento, cioè con la cura e pianificazione del territorio e col governo delle acque". Per i sostenitori della Petizione Italiana sul Clima, dunque, "è dannoso, intraprendere, con l’illusoria pretesa di governare il clima, azioni di messa al bando dei combustibili fossili", che "forniscono le risorse per l’85% del fabbisogno energetico dell’umanità: è stato grazie alla disponibilità di energia abbondante e a buon mercato che l’umanità gode del benessere materiale oggi raggiunto - sottolineano -, e minore disponibilità d’energia significa, di fatto, ridurre quel benessere, cioè impoverirsi".

 

Per gli "anti-catastrofisti" insomma "non esiste oggi alcuna tecnologia in grado di sopperire, se non in modo marginale e insignificante, all’energia che ci viene offerta dai combustibili fossili. Grandi potenzialità avrebbe la tecnologia elettronucleare, consolidata da oltre mezzo secolo di uso in tutti i Paesi avanzati (in Ue essa è la prima fonte di generazione elettrica, e negli Usa è la seconda dopo il carbone). Tuttavia, il nostro Paese - unico al mondo - ha commesso l’errore di averlo abbandonato. Un errore al quale, prima o poi, si dovrà porre rimedio".

 

"Impensabile" che si intraprendano in Italia politiche di "riduzione dell’uso dei combustibili fossili. Si dovesse insistere altrimenti, pagheremo la scelta a caro prezzo", ammoniscono gli scienziati. "Non è certo e neanche quantificato l’impatto sul clima delle emissioni antropiche di CO2", si legge ancora nel documento che elenca i vari temi di divergenza con "Un voto per il clima" e termina con la "sfida" a un "pubblico confronto scientifico i Professori Carlo Barbante, Carlo Carraro, Antonio Navarra, Antonello Pasini e Riccardo Valentini". Termine per accettare la tenzone accademica, la fine di agosto. 

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