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Energia, ecco dove l'Italia ha sbagliato. Il rigassificatore fermo per 7 anni

Filippo Caleri
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Ecco l’esempio delle scelte poco lungimiranti della politica energetica italiana. Fatte di lassismo da parte del governo e della sindrome Nimby delle comunità italiane. Ma alla fine la storia presenta sempre il conto. Come nel caso del rigassificatore di Porto Empedocle in Sicilia. Bloccato sette anni fa da una lunga serie di ricorsi e controricorsi tra il comune di Agrigento e gli assessori della regione siciliana. Con un epilogo del quale oggi ci si pente. Le carte da bollo diedero ragione alla città agrigentina. L’Enel pronta a mettere mano all’investimento, che avrebbe consentito di liquefare il carico delle navi cisterna, si bloccò. Tutto fermo. Ma oggi le necessità di recuperare la sovranità energetica ha rimesso in moto quanto progettato anni fa. Chi si potrà opporre ora non è chiaro. Intanto l’Enel ha annunciato che riprenderà l’investimento «messo in naftalina sette anni fa dai governi precedenti» per l’impianto di rigassificazione siciliano. Ad annunciare lo sblocco è stato ieri l’ad del gruppo elettrico, Francesco Starace, intervenuto all’incontro di Merita sul ruolo del Mezzogiorno nella sicurezza energetica italiana ed europea. 

«Il terminale - ha ricordato - ha tutti i permessi, sempre rinnovati aspettando il via libera. Serve un investimento di un miliardo di euro per attrezzare la Sicilia a ricevere navi gasiere e dare flessibilità sulle forniture di gas dopo le recenti convulsioni». Una scelta importante che pone il quesito su quanto la tutela delle ragioni del territorio, sempre legittime e giustificate, debbano essere contemperate con la strategicità di alcune opere fondamentali a livello nazionale. 

 

Potrebbe essere il momento del riscatto per il Mezzogiorno. Sempre in Sicilia, ha ricordato Starace, Enel ha in programma il potenziamento di una fabbrica di pannelli fotovoltaici, con il volume produttivo che aumenterà di 15 volte, da 200 a 3000 Mw. «C’è un investimento europeo di 200 milioni di euro, il totale degli investimenti è di 600 milioni. Il Mezzogiorno diventerà il più grande produttore di pannelli solari in Europa» ha aggiunto l’ad di Enel che ha affrontato anche il tema delle autorizzazioni per le energie rinnovabili. Con un distinguo importante. Per un volta la colpa non è della burocrazia ma delle risorse umane, poche e mal formate, usate per accompagnare e svolgere le pratiche della pubblica amministrazione. 

 

Per sbloccare nuovi impianti rinnovabili «tutto transita dall’impegno sul lavoro più che sulla semplificazione normativa- ha chiosato Starace. Che ha proposto di istituire «task force» regionali. «Si sente spesso parlare di semplificazione dei processi autorizzativi come necessità per sbloccare lo sviluppo delle rinnovabili, questo è vero, tutto può essere ulteriormente semplificato, ma il vero problema sta nella massa dei permessi concentrati in strutture amministrative non staffate adeguatamente per gestire questa mole di lavoro». Starace a un convegno della fondazione Merita. «Anche semplificando ulteriormente – ha continuato l’ad di Enel - ci sarebbe comunque da mettere a lavoro più persone, più risorse, più mezzi per processare l’accumulo di domande. Sarebbe molto più semplice creare task force regione per regione per dare una mano alle amministrazioni pubbliche del Mezzogiorno per venire a capo.
 

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