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Crisi Ucraina e aumento spese militari in Italia, la sinistra ci vuole disarmati

Pietro De Leo
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Spese militari. Tra il no e improbabili terze via, il dibattito continua a vedere con fervore un blocco di quanti, a vari livelli di intensità, sono contrari. Dopo l’evoluzione del braccio di ferro politico con il Presidente del Consiglio Draghi sul tema, Giuseppe Conte in versione anno elettorale l’ha buttata sull’enfatico spinto, affermando che l’unica corsa al riarmo che a lui andrebbe bene è quella per il servizio sanitario nazionale. E proprio sul tema, ieri si a “Mezz’ora in più” si è pronunciato il ministro della Salute Roberto Speranza.

Posizione difficile, la sua. Da un lato è componente di un governo che ha ribadito la volontà, per quanto diluita assai nel tempo, di rispettare l’impegno assunto dall’Italia nella Nato per raggiungere la quota 2% spese militari. Ma è pur sempre il segretario di “Articolo 1”, partito che si colloca alla sinistra del Pd e dunque proveniente dal brodo culturale della sinistra pacifista. Ieri, comunque, se l’è cavata con l’equilibrismo più assoluto: “le posizioni su questa vicenda spesso vengono semplificate. Sul tema della pace e guerra penso, da componente del governo e anche da persona di sinistra, che il tema della sicurezza e il tema della pace non possano essere banalizzati".

In particolare, ha precisato, vanno affrontati "non con la corsa al riarmo nazionale, ma discutendo seriamente di una nuova stagione europea, anche di difesa comune”. Sempre da quell’area, il deputato di Leu Stefano Fassina ragiona: “il blocco dell'import dovrebbe essere accompagnato da un'iniziativa diplomatica esplicita ed in prima persona da parte dell'Unione europea, ancora assente, paralizzata sul tetto al prezzo per il gas e ripiegata su traiettorie nazionali per l'innalzamento della spesa per gli armamenti”.

Ben più netto, invece, è Nicola Fratoianni, di sinistra italiana (forza che si è posta all’opposizione rispetto al governo Draghi): “C'è una richiesta da molti anni da parte della Nato che l'Italia aumenti la sua quota di spese militari, già peraltro alta con oltre 65 milioni di euro al giorno”, ha detto intervenendo ad Agenda su Sky Tg24. “Vorrei però segnalare che ci sono anche altri obiettivi di spesa che il nostro Paese ha preso in sedi internazionali dalla transizione ecologica” a quelli “per scuola e ricerca, dove siamo enormemente al di sotto delle promesse fatte. Questo vale per un'infinitù di settori. Allora il punto è individuare le priorità”. E ha aggiunto: “immaginare che in questo momento l'urgenza sia proprio quella di continuare ad aumentare le spese militari peraltro per gli eserciti nazionali, perchè la difesa europea rimane uno slogan, ritengo che sia sbagliato”.

Sul tema, poi, si è pronunciata anche la sottosegretaria allo Sviluppo Alessandra Todde, pentastellata, replicando, durante “il Caffè della Domenica” di Radio 24, a Davide Casaleggio che aveva criticato la mancata consultazione web degli attivisti sulla posizione da assumere per le spese militari.  “Come Movimento 5 Stelle abbiamo semplicemente detto che in una situazione economica critica come quella attuale stanziare 15 miliardi in due anni non ci sembra una priorità per il Paese”.

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