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Vaccino e green pass, Paragone: ai profughi ucraini basta un tampone, perché per gli italiani no?

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Basterebbero poche righe per sistemare una questione di buon senso: se è vero, come dicono, che siamo dentro una emergenza legata alla guerra in Ucraina, e che dobbiamo fronteggiare l’arrivo di tanti, tantissimi profughi provenienti dalle zone interessate al conflitto, allora non capisco perché il governo stia tenendo a casa personale delle forze armate e della polizia non vaccinato. Idem quello sanitario.

 

I profughi che scappano dalla guerra non possono essere rispediti a casa perché sprovvisti di green pass o perché privi di copertura vaccinale né possono essere costretti a farlo in caso di rifiuto; per loro infatti vale il controllo attraverso il tampone. La guerra è più drammatica del virus e non si può pensare appunto di penalizzare i no vax ucraini, per quanto la lotta ai resistenti al vaccino fosse raccontata col linguaggio della guerra.

 

Non solo. Il tampone di monitoraggio per queste persone in fuga è pagato - giustamente - dallo Stato, quello Stato che però discrimina i cittadini italiani tra vaccinati e non vaccinati, facendo dipendere l’accesso al lavoro nonché altri diritti e libertà alla ostensione del green pass.

Se dunque occorrerà affrontare la situazione emergenziale dei profughi con personale di pubblica sicurezza e personale sanitario, come può, lo Stato, permettersi di tenere a casa questi lavoratori? Il personale delle forze dell’ordine serve per montare la situazione dei profughi, quello sanitario per fare i tamponi e altro. Faccio un esempio: di fronte al trauma della guerra si può tenere a casa uno psicologo solo perché non ha fatto il vaccino? Io penso di no. Allora che bisogna fare? Se proprio ci tengono, si controllerà questo personale finora discriminato e tenuto sospeso con il tampone, pagato dallo Stato. Ripeto: se vale per i profughi deve valere anche per i lavoratori. Perché il virus non varia a seconda dello status di profugo o meno.

 

Il personale di pubblica sicurezza, tra l’altro, ci servirebbe come il pane anche nelle aree cittadine dove si fronteggiano bande di teppisti di ogni risma. Nelle città arriviamo al paradosso di agenti impiegati nel controllo del green pass e a fare multe in caso di violazioni piuttosto che fare quel che i cittadini si aspettano da loro: rendere le città sicure dai balordi.

Le assurdità e i controsensi legati ai drammatici risvolti della guerra non si fermano qui. Prima dello scoppio della stessa, i cittadini venivano multati se organizzavano aperitivi di protesta contro il green pass; ora invece è possibile adunarsi per urlare no alla guerra. Bellissimo, ma le manifestazioni o - per dirla con il loro linguaggio - gli assembramenti non cambiano se si rivendicano i diritti e libertà o se si chiede a gran voce la pace. Il virus - era stato detto - resta il virus. O no?

Ps. A proposito di forze dell’ordine, ma perché i soldi per l’equipaggiamento di polizia, carabinieri e militari di ogni corpo non uscivano e invece adesso li troviamo i soldi per mandare in Ucraina armi e attrezzature?

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