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Covid, i vaccini sono un mezzo flop sui pazienti immunodepressi. Lo studio: “Serve la terza dose”

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Risultati rivedibili per l’efficacia dei vaccini anti-Covid sui pazienti immunodepressi. Tre su dieci non rispondono all’iniezione, sette su dieci sviluppano anticorpi e linfociti specifici contro il virus, soprattutto dopo la seconda dose, ma in quantità inferiori rispetto alle persone sane. Il dato emerge da tre studi condotti dai ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù su tre diverse categorie vulnerabili: pazienti affetti da immunodeficienza primitiva, pazienti sottoposti a trapianto di cuore/polmone e un gruppo con trapianto di fegato/rene. I risultati indicano la necessità di accrescere il livello di protezione dei più fragili con dosi di richiamo e confermano ulteriormente la sicurezza dei vaccini anti-Covid: nessuna reazione avversa significativa.

 

 

Su tutti i pazienti inclusi nei tre studi è stata analizzata sia la risposta sierologica al vaccino (cioè la quantità di anticorpi presenti nel sangue), sia la risposta cellulare (ovvero la presenza di linfociti T specifici contro il SARS-CoV-2 e, nel caso dei trapiantati di fegato e rene, dei linfociti B). I dati sono stati poi confrontati con quelli di gruppi di controllo composti da persone sane, sottoposte alla vaccinazione anti-COVID nello stesso periodo. Dai tre studi emerge che, in media, il 30% dei pazienti immunodepressi non sviluppa alcuna forma di immunità al virus, mentre il restante 70% risponde al vaccino, soprattutto dopo la seconda dose, ma in misura minore rispetto ai soggetti sani (meno anticorpi e meno linfociti specifici contro il SARS-CoV-2) e con delle differenze da gruppo a gruppo.

 

 

"I risultati dei nostri studi dimostrano che è indispensabile proteggere le categorie più fragili somministrando la terza dose di vaccino, calibrando i dosaggi o ricorrendo a nuove formulazioni vaccinali adiuvate in grado di potenziare la risposta immunitaria al virus e mantenerla nel tempo", sottolinea il prof. Paolo Palma, responsabile di Immunologia clinica e Vaccinologia del Bambino Gesù. "Al tempo stesso è necessario raggiungere una copertura vaccinale quanto più estesa possibile. Il rischio di infezione è maggiore tra i bambini e i ragazzi immunodepressi. Ognuno di noi, con il proprio vaccino, è responsabile anche della loro salute" . Tutti gli studi confermano la sicurezza del vaccino anti SARS-CoV-2 anche sulle categorie più fragili: nei tre gruppi analizzati, dopo la somministrazione delle dosi sono stati registrati solo effetti collaterali transitori e di lieve entità. In nessun caso è stato necessario il ricovero ospedaliero.

 

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