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Arriva il green pass, scoppia la rivolta dei ristoratori: caos organizzativo sui controlli

Damiana Verucci
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Dura vita per chi non è ancora in possesso del green pass. A meno di non volersi ogni volta sottoporre a un tampone, da domani il lasciapassare vaccinale servirà obbligatoriamente per l’accesso ai luoghi di ristorazione al chiuso, ai cinema, ai teatri, nelle palestre, nei musei, negli stadi e per prendere visione di eventi sportivi o concerti. In pratica si potrà entrare senza solo nei supermercati, in farmacia, nei negozi e se si vogliono utilizzare i mezzi di trasporto. Rimandata la decisione su scuole e università mentre è stata confermata l’esenzione per i minori di 12 anni. Sembrava che andasse tutto bene, che tutti i nodi fossero finalmente risolti, invece, complice la diffusione della variante Delta e le decisioni più stringenti prese dalla Francia, nei giorni scorsi il governo ha dato una ulteriore stretta alle regole per il green pass, che servirà anche a viaggiare più facilmente fuori dall’Italia. Pur non dichiarandolo apertamente in sostanza il nuovo decreto stabilisce una sorta di obbligo vaccinale, a meno di non voler rinunciare del tutto o quasi a quel minimo di vita sociale che si avverte ancora più urgente durante l’estate. Le reazioni non si sono fatte attendere.

 

 

A iniziare dal popolo dei no vax che è sceso in piazza nei giorni scorsi in varie e diverse città italiane, a finire con le rimostranze, seppure composte, di alcune categorie produttive come i ristoratori o i gestori delle palestre. Entrambi i settori, infatti, sono stati già vessati da regole e provvedimenti che hanno reso difficile il lavoro negli ultimi mesi. E proprio quando il momento più ostico sembrava ormai essere alle spalle ecco ripiombare un ulteriore fardello che ha riacceso gli animi. Dalla Confesercenti si è parlato di un provvedimento che rischia di essere «ingiustamente punitivo per le imprese, che non solo devono sostenere l’onere organizzativo ed economico del controllo, ma anche assumersi responsabilità legali che non competono loro». Secondo l’associazione «la collaborazione delle imprese non può diventare un’assunzione eccessiva di responsabilità o un caos organizzativo, anche in considerazione del fatto che il green pass è comunque una forte limitazione dell’attività economica. La Confesercenti bolla come «incongruenze incomprensibili» l’estensione dell’obbligo anche alle fiere e alle sagre all’aperto «che appare immotivata, visto che notoriamente il pericolo di contagio all’aria aperta è minore» e la chiusura delle discoteche.

 

 

Posizioni analoghe dalla Fipe Confcommercio che parla di possibile caos organizzativo soprattutto perché e’ passato poco tempo dall’adozione del provvedimento all’effettiva entrata in vigore dello stesso. Confartigianato chiede invece che siano individuate bene le responsabilità dei controlli sottolineando come «non debba essere addossata per esempio sul titolare dell’attività di somministrazione la responsabilità di false generalità dichiarate dal cliente». E il tema dei controlli non è per niente da sottovalutare. Nonostante, infatti, le multe salate previste per chi non rispetterà le norme (dai 400 ai 1.000 euro), sia a carico dei cittadini, sia delle strutture che dovrebbero essere incaricate di effettuare i controlli, potrebbe essere non del tutto evidente che le dovute verifiche vengano effettivamente svolte da chi di dovere. Intanto l’effetto che voleva ottenere il Governo con l’introduzione del green pass c’è stato: poche ore dopo il decreto del Governo, le prenotazioni del vaccino sono balzate di una percentuale compresa tra il 15 e il 200% a seconda delle regioni.

 

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