Niente panico
NELSPRUIT - «Dobbiamo fare mea culpa per come è andata, però non viviamo col panico questi giorni». Marcello Lippi appare stranamente pacato, negli spogliatoi raccontano gli azzurri che non c'è stata la sfuriata ma l'invito a non demoralizzarsi. Brutto segno: l'Italia avverte che il Mondiale sta per sfuggire di mano, anche se tutto può succedere, perfino «di qualificarsi con un pareggio contro la Slovacchia». «Sarebbe come per l'Italia di Bearzot nell'82», sottolinea il ct, e l'aggrapparsi ai ricordi sa di amaro in bocca. Però ora la missione che Lippi si dà è non far cadere la squadra in preda alla paura. Così l'unico scatto di grinta, dopo il pari con la Nuova Zelanda, ce l'ha quando gli chiedono se non sia pentito delle sue scelte, quelle dei 23 da portare al Mondiale. «A casa non ci sono fenomeni che avrebbero cambiato le sorti della partita», ringhia, e il pensiero va subito a quel Cassano già in viaggio di nozze. «E poi, attenti a parlar prima: magari poi ci si pente», aggiunge Lippi. «Ho 62 anni e da 40 sono nel calcio - spiega il ct, tirando fuori un precedente del '96 - Ho vinto tanto, e una volta mi è capitato di vincere una Champions dopo aver rischiato di uscire al girone di qualificazione. Nel calcio le cose cambiano rapidamente». Chiarito che la nazionale «non ha alcuna voglia di tornare a casa», Lippi ammette però le preoccupazioni. «Abbiamo giocato una partita di grande volontà, ma scarsa lucidità, tutti quei palloni alti buttati lì dentro erano pane per i loro denti. Abbiamo preso un gol alla prima volta che si sono affacciati in area, come col Paraguay. Poi eravamo riusciti a raddrizzare la partita, ma abbiamo reso loro la vita facile: non era quello il modo di attaccare i neozelandesi». Il ct ammette che «diversi giocatori non sono stati lucidi come mi sarei aspettato» e che Pepe «non ha fatto quel che gli avevo chiesto». E soprattutto che «ora dovrò capire anche io cosa non è andato, perchè sappiamo fare meglio, dobbiamo fare molto meglio». Ovvero vincere con la Slovacchia, anche se un successo del Paraguay con i neozelandesi renderebbe sufficiente persino un pari azzurro. «Ma ci resta solo un risultato, battere il prossimo avversario», dice Lippi. «Non prometto nulla a parole, per rasserenare i nostri tifosi: prometto solo serietà, lavoro, grinta, entusiasmo. Se poi non ci riuscirà di passare il turno, so che dispiacerà a tutti, a me per primo».