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Rugby, crescono gli appassionati ma per gli Azzurri un anno da incubo

Rugby, Italia Nuova Zelanda

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Se ne va il 2009 e per il rugby vola via un anno complesso ma di grande sviluppo. Se si considera un punto di vista generale, la palla ovale ha continuato a registrare nel mondo il progresso delle ultime stagioni. L'onda lunga dell'enorme successo della World Cup 2007 in Francia non si è esaurita e l'International Rugby Board sta dimostrando lungimiranza negli investimenti mirati a diffondere il rugby nelle aree del globo più carenti. In questa ottica il risultato di maggiore impatto è stato raggiunto fuori dal campo quando, in Ottobre, a Copenhagen la 121° Sessione del CIO ha ammesso l'ingresso del rugby, sia pure con la specialità a sette giocatori, nel consesso olimpico a partire dall'edizione di Rio de Janeiro 2016. In realtà si tratta di un rientro, visto che il rugby a XV aveva già partecipato a quattro edizioni dei Giochi nel 1900, 1908, 1920 e 1924. La specialità Seven è stata scelta dal CIO rispetto a quella a XV per due motivi principali. La rappresentatività, poiché è ancora più diffusa nel globo della disciplina classica, e la possibilità di esaurire un torneo con molte squadre in un tempo compresso come si addice alla manifestazione olimpica, visto che le partite durano due tempi da 10 minuti ciascuno. Sarà l'occasione per rendere davvero «universale» una disciplina che sta guadagnando fette di appassionati, seguito mediatico e sponsor rispetto a sport finora più diffusi proprio in virtù dell'universalità dei suoi valori. I maggiori avvenimenti registrano stadi regolarmente esauriti, il rugby invade spazi e territori finora inesplorati e i praticanti aumentano ovunque. Proprio l'Italia ha messo a segno un risultato storico quando il 14 Novembre per il Test match contro gli All Blacks lo stadio di S.Siro è stato riempito da 80.000 paganti in un clima di festa sportiva senza gabbie e tutori dell'ordine in tenuta anti-sommossa. Questo è, senza dubbio, il messaggio più efficace che il rugby italiano ha prodotto in un 2009 controverso.   L'anno è cominciato con un Sei Nazioni che ha sancito la vittoria dell'Irlanda con uno storico Grand Slam ma che per gli Azzurri è stato disastroso. Un deciso passo indietro rispetto all'edizione della stagione precedente, la prima della gestione-Mallett. Una Italia meno competitiva ha collezionato cinque sconfitte nel Torneo risultando davvero in partita solo contro il Galles nel quarto match al Flaminio, condotto nel punteggio fino ad otto minuti dal termine quando la meta di Shanklin mise fine ai sogni azzurri. Per il resto tutte sconfitte nette, due sole mete realizzate (Mirco Bergamasco a Londra e Parisse contro la Francia) e la bruciante sconfitta – per la mancanza di gioco - nello «scontro diretto» con la Scozia vittoriosa ad Edimburgo con lo score di 26-6. In più una piccola collana di «perle» nella gestione dei giocatori da parte dello staff della Nazionale. Il fallimento dell'invenzione di Mauro Bergamasco n.9 nel match di esordio contro l'Inghilterra a Twickenham, le discutibili scelte nell'utilizzo di Toniolatti prima e Marcato poi - giocatori con i propri limiti ma pur sempre patrimonio del movimento da tutelare in altro modo - le «rotture» più o meno scoperte con Lo Cicero, Festuccia e lo stesso Masi. Per contro, la squadra ha rimediato figure decorose nei Test di Giugno e Novembre, con la sostanziosa attenuante di un calendario pesantissimo che la costringe ad affrontare quasi sempre i migliori del mondo. In estate il viaggio nell'emisfero sud ha riservato tre sconfitte contro Australia (due) e Nuova Zelanda con scarti onorevoli e prestazioni coraggiose. La reintroduzione delle regole che premiano il rolling maul e il gioco degli avanti in generale ha favorito gli Azzurri che con Castrogiovanni, Perugini, Ghiraldini, Parisse e Zanni annoverano alcuni dei migliori interpreti al mondo. In Novembre ancora due sconfitte a Milano contro una Nuova Zelanda di seconde scelte e contro il Sudafrica campione del mondo ad Udine, ma anche la prima vittoria dell'anno contro Samoa dopo tredici sconfitte consecutive. Il risultato regala l'11° posto nel ranking internazionale e conferma che Gower, australiano ex-stella del Rugby XIII con nonno italiano, regala variazioni all'anemico attacco ma toglie precisione nel gioco al piede. In mezzo, la tegola della rottura del crociato anteriore di Sergio Parisse, già operato ma sicuramente fuori per il Sei Nazioni 2010. L'Italia perde in un colpo solo il miglior n.8 del mondo, l'unico suo fuoriclasse assoluto e il proprio capitano, che nel rugby vale molto di più di una fascia su un braccio. Una sciagura, i migliori auguri a lui. Fuori dal campo il rugby italiano ha giocato un'altra importante partita, quella del possibile ingresso di due franchigie italiane nella Magners Celtic League. Al momento il match non è ancora finito ma, comunque vada, ha già il sapore di una sconfitta per tutti. Il Board della Celtic League deve decidere proprio nei prossimi giorni in merito all'ingresso delle due realtà proposte dalla FIR del presidente Dondi, Aironi del Po (formata da Viadana, Colorno, Parma, Modena e Reggio Emilia) e Benetton Treviso. Negli ultimi tempi, però, i rumors che giungono dalle brume del nord e le dichiarazioni del presidente della Union Scozzese Gordon Mc Kie: «l'ingresso degli italiani non è affatto scontato» e del presidente degli Ospreys gallesi Andrew Hore: «non ci sono sponsor e contratto televisivo che erano stati promessi, dunque non ci sono le condizioni» allontanano questa possibilità. Al raffreddamento celtico non sarebbe estranea la discutibile gestione del processo di scelta della FIR che aveva prima ammesso e poi escluso, dopo le proteste del Veneto, la candidatura del Praetoriani Roma Rugby, giudicando insufficiente il sostegno economico garantito dagli Enti locali. La decisione di escludere le grandi piazze da una realtà professionistica è quanto meno discutibile, come dimostrano gli 80.000 di Milano. Varare un progetto del genere che vive di spostamenti turistici e potenzialità di bacino commerciale con due realtà che assommano 100.000 abitanti a distanza di pochi chilometri tra loro è giudicato incomprensibile da chi deve decidere. Molto probabile che il Board celtico differisca l'ingresso dell'Italia, aprendo scenari di difficile interpretazione. La FIR ha annunciato una riforma dei campionati che ha provocato l'abbandono da parte di Calvisano e Capitolina, cosa succederà se non ci sarà l'ingresso in Celtic League? Se aggiungiamo il flop della campagna di candidatura per ospitare la World Cup 2015 e le difficoltà economiche di molti club, il prossimo anno potrebbe aprire una crisi di difficile risoluzione.

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