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Argento con rimpianto per gli arcieri azzurri

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Siamo arrivati con le potenzialità per fare bene e l'abbiamo fatto. Peccato per qualche piccola distrazione nella finale, ma l'argento è una grande medaglia e un grande premio che non ci toglierà nessuno per i prossimi 4 anni». Ma il secondo posto è pur sempre un «quasi oro» e difficilmente il 21enne di Voghera dimenticherà il primo e l'ultimo tiro fatti contro la Corea del Sud che alla fine hanno fatto la differenza in negativo per gli azzurri. «Sono state due frecce pesanti - ammette - nella prima c'era un pò d'emozione per essere lì a giocarsi una medaglia contro una squadra molto forte come la Corea. L'ultima è stata altrettanto pesante per le reali possibilità di vincere l'oro. Abbiamo avuto una terza volee molto buona, c'era la possibilità di tornare in partita. I miei compagni ci sono riusciti, purtroppo quella freccia mi è scappata, una freccia pesante e amara, ma che comunque ci ha portato la medaglia d'argento». A cercare di consolarlo sono gli altri due compagni, Galiazzo e Di Buò. L'oro di Atene, che andrà a caccia del bis nell'individuale («ho fatto lo stesso punteggio del migliore dei coreani? Almeno posso dire che non ho rimpianti»), nell'impresa ci credeva anche perchè la Corea non è sembrata irresistibile. «È sempre battibile - afferma il 25enne arciere padovano - Quella femminile è un'altra cosa, è forte forse anche più di quella maschile però coreani e italiani siamo sempre lì a giocarcela». Forse con un altro ordine di tiro, con Galiazzo a chiudere e Nespoli ad aprire, l'esito sarebbe potuto essere diverso ma «abbiamo provato questa formazione già da molti anni e agli Europei siamo arrivati primi». Altro ostacolo per gli azzurri è stato il tifo da stadio da parte del pubblico «che ha sicuramente aiutato loro, ma è stato un tifo corretto», riconosce sportivamente Galiazzo. E grande fair-play lo mostra anche l'eterno Di Buò, che parla di un'Italia molto affiatata. «Siamo riusciti a conquistare l'argento, loro sono stati molto bravi». Parole di incoraggiamento da parte del 42enne triestino sono arrivate per Nespoli («è stato bravissimo, è un grande componente della squadra») ma soprattutto è arrivato un annuncio: quella di Pechino non sarà la sua ultima Olimpiade. «Avevo promesso al presidente Scarzella che se avessi conquistato una medaglia sarei andato a Londra, quindi dovrò faticare altri quattro anni», le parole di Di Buò, che prima però deve pensare all'individuale. «Siamo 64 arcieri e ognuno può avere la giornata buona - sottolinea. Tenevamo però di più a fare il torneo a squadre e io sono contento perchè abbiamo preso una medaglia tutti e tre».

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