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A Roma arriva la task force per incassare le multe: caccia ai verbali «dimenticati». Nessuno paga

Pier Paolo Filippi
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Controllare tutte le fasi dei procedimenti sanzionatori attraverso un sistema informatizzato centrale per recuperare le migliaia di contravvenzioni che ogni anno si perdono nei meandri della burocrazia amministrativa provocando danni al bilancio di Roma Capitale. A occuparsene, per conto del Campidoglio, sarà la società Celda Pa Srl, che per 3,7 milioni di euro circa si è aggiudicata l'appalto per il «servizio di data entry e di supporto nel procedimento sanzionatorio delle violazioni alle norme del Codice della strada, leggi e regolamenti comunali, nonché nel procedimento inerente il contenzioso relativo ai ricorsi al giudice di pace e al prefetto». Tutti i documenti e gli atti saranno scansionati e inseriti in un sistema centralizzato e di «back office» con tempistiche stringenti e determinate, in modo di poter seguire i procedimenti «in tempo reale». L'obiettivo è ridurre al minimo il fenomeno della «prescrizione» delle multe, ovvero quelle sanzioni che a causa di ritardi di notifica o inerzia nelle costituzioni in giudizio non sono più dovute per scadenza dei termini. Si tratta insomma di provare a incassare con regolarità quanto negli anni scorsi in un modo o nell'altro sfuggiva alla riscossione del Campidoglio, a partire dalle multe stradali.

 

 

Stando ai dati del 2019, i più completi perché in epoca pre pandemia gli uffici comunali potevano lavorare con minori difficoltà, su oltre 423 milioni di euro di sanzioni comminate per violazioni del Codice della strada Roma Capitale ne è riuscita a incassare poco più di 97 milioni, il 23% del totale. Poi ci sono altre tipologie di accertamenti, relativi alla tassa di soggiorno nelle strutture ricettive cittadine, alle multe per il mancato rispetto delle ordinanze (ad esempio i provvedimenti anti alcol), alle contravvenzioni delle norme sul commercio.

 

 

Secondo l'Oref, il Comune riesce a riscuotere solo il 25,4% del totale tanto che negli anni si è formato un buco di circa 8 miliardi per crediti non incassati, i cosiddetti «residui attivi». Significa che poco meno di tre verbali su quattro, in media, si inabissano tra le pratiche per ritardi amministrativi, problemi con le notifiche, continui ricorsi al prefetto o al giudice di pace. Degli 8 miliardi di «buco», circa 1,6 miliardi riguardano proprio sanzioni non incassate, mentre altri 2,7 miliardi sono relativi a tasse non pagate, come Imu e Ici. Infine la Tari, dove il tasso di riscossione si ferma sotto il 10%.

 

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