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Il killer di Diabolik provò a uccidere anche i fratelli Costantino. In carcere il mandante: Giuseppe Molisso

Valeria Di Corrado
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I carabinieri del comando provinciale di Roma hanno eseguito il fermo di indiziato di delitto emesso dalla Dda di Roma a carico di Giuseppe Molisso, pluripregiudicato 39enne originario di Napoli ma domiciliato a Grottaferrata, ritenuto il mandante del tentato duplice omicidio dei fratelli Emanuele e Alessio Costantino, avvenuto il 13 luglio scorso in viale dell'Alessandrino. Coindagato per lo stesso reato (aggravato dal metodo mafioso) e accusato di essere il sicario che ha sparato: Raoul Esteban Calderon, il 52enne pregiudicato di origini argentine arrestato il 13 dicembre scorso poiché considerato l'esecutore materiale degli omicidi dell'ex ultrà della Lazio Fabrizio Piscitelli, ucciso al parco degli Acquedotti il 7 agosto 2019, e di Shehaj Selavdi, avvenuto a Torvajanica il 22 settembre 2020.

«L’omicidio de Diabolik uguale, me lo stava a fa a me! Identico». È quanto afferma in una conversazione intercettata Emanuele Costantino. «Tale espressione consente di ritenere - si legge nell'ordinanza del giudice - che Emanuele Costantino abbia verosimilmente ricondotto a Calderon, che aveva agito a volto scoperto, anche l’agguato consumato ai propri danni e del fratello Alessio, tanto da far similitudini con l’omicidio di Fabrizio Piscitelli».

Travisato da un cappello e da una mascherina, il killer si era avvicinato ai tavolini di un bar dove erano seduti a prendere un aperitivo i due fratelli (figli di Andrea Costantino, detto "er Verdura", "soggetto di elevata caratura criminale detenuto a Rebibbia al momento del fatto" e pluripregiudicato per reati di usura, anche in concorso con il clan Pagnozzi). L'uomo aveva puntato una pistola calibro 9x21 alla nuca di Emanuele Costantino premendo il grilletto due volte. In quello stesso istante la vittima, allertata dal fratello, aveva girato repentinamente la testa e i proiettili gli avevano perforato la spalla destra e la mandibola sinistra, andando a impattare contro il vetro del locale pubblico. Il killer ci aveva quindi riprovato mirando alla testa di Alessio Costantino, ma l’inceppamento dell’arma lo ha costretto alla fuga a bordo di uno scooter condotto da un complice. Emanuele, trasportato al pronto soccorso dell’Ospedale Umberto I, fortuitamente riportava lesioni non letali.

Le indagini, svolte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma tramite pedinamenti e intercettazioni ambientali e telefoniche, hanno consentito di ricostruire il movente (riconducibile a dissidi sorti a seguito del pestaggio di un nipote di Molisso), la dinamica del delitto, le modalità con cui era stato incaricato il sicario. Le perquisizioni, che sono state eseguite in occasione dell’esecuzione del provvedimento a carico di Calderon, hanno consentito di rinvenire e sequestrare tre orologi di lusso, del valore di circa 50mila euro, e di 20mila euro in contanti. Ieri il fermo di Molisso è stato convalidato dal gip del Tribunale di Roma che ha emesso a suo carico un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Questi era uscito di galera poco più di un anno fa, dopo aver scontato una pena a 11 anni per detenzione e spaccio di stupefacenti; definito da un collaboratore di giustizia: "una persona che conta a Tor Bella Monaca per il rifornimento di più piazze".

Il 15 luglio scorso, due giorni dopo il tentato omicidio, la madre dei fratelli Costantino si presenta nel carcere di Rebibbia per avere un colloquio con il marito, Andrea Costantino, al quale riferisce di aver capito che il mandante è Peppe, il quale aveva ripristinato in questo modo il suo potere nella zona. "Dovevano dimostrarlo al monno intero". "Alessio lo hanno puntato in faccia - spiega la moglie - Volevano ammazzà a tutti e due, André. E solo lui po' fa ste cose... A viso scoperto so annati (...) Se no aspettavano davanti al night miei figli, li facevano a tutti e due". I fratelli infatti aiutano il padre nella gestione dello strip club "Blue Night", in via San Getullo (zona Settecamini), e del ristorante "Lady Champagneria", in via Flaminia (zona ponte Milvio). Calderon e Molisso, da quanto emerso dalle indagini, avevano pensato di tendere l'agguato mortale proprio all'uscita di questi due locali, ma poi le chiusure dovute alla pandemia li avevano indotti a cambiare programma. Quando Emanuele Costantino finisce ai domiciliari a Nettuno, i due "ipotizzano di raggiungerlo presso l'abitazione e farsi aprire la porta indossando divise da carabinieri".

«Particolare rilievo - scrive il gip Tamara De Amicis - riveste poi l’esternazione della donna (la madre dei due ragazzi), quando, capita la caratura criminale di Raoul Calderon riferiva testualmente al marito "C’ho i brividi solo a pensarci…"». «I commenti riportati inducono a ritenere che la famiglia Costantino sia a conoscenza di maggiori dettagli rispetto a quanto riferito agli operanti nell’immediatezza del fatto, ma che per paura, tenuto conto della caratura criminale degli aggressori, abbiano preferito tacere e aspettare che gli stessi venissero individuati dalle forze dell’ordine», si legge nell’ordinanza. Lo dimostra anche un colloquio in carcere tra i figli e il padre. Emanuele si dice disposto a sborsare anche del denaro: "Tocca risolverla sta situazione e vivere tranquilli (...) O te fai 30 anni o mori... che sei matto a pa'?". Alessio è più pessimista: "Qua, noi, a Roma, non ce potemo più sta"

 Il gip, nel motivare la convalida del fermo, sottolinea come «le modalità e le ragioni dell’agguato sono tipiche del metodo mafioso del controllo del territorio». «La gravità indiziaria a carico di Calderon e di Molisso è derivata dall’acquisizione delle chat scambiate su telefoni criptati» e la decisione di uccidere i fratelli Costantino ha avuto «una genesi lontana e una preparazione lenta e tenace», durata circa un anno.

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