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Le rivelazioni dell'ex del killer di Diabolik: "100mila euro e uno stipendio mensile per uccidere Piscitelli"

Augusto Parboni
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«Ho provveduto a nascondere l'arma sottratta al gioielliere e quella che avevo con me e le ho nascoste dentro un'anfora che aveva a casa sua in un vaso con la pianta. Le ho messe nello spazio tra l'anfora e il vaso: l'anfora si trovava davanti all'ingresso dell'abitazione della mamma di un carabiniere, la quale abita sul mio stesso pianerottolo e che ha molte piante». È l'ex compagna del presunto killer di Fabrizio Piscitelli a raccontare agli inquirenti lo scorso 13 dicembre, il giorno dell'arresto dell'argentino Raul Esteban Calderon, il nascondiglio dell'arma che sarebbe stata usata per ammazzare «Diabolik» sulla panchina nel parco degli Acquedotti. Arma che, secondo le sue dichiarazioni, sarebbe stata presa a sua insaputa dall'indagato per mettere a segno l'omicidio. Non solo. Nel suo interrogatorio, la donna, dopo aver ricostruito il suo rapporto con il sudamericano accusato di aver sparato alla testa al capo degli Irriducibili, ha raccontato le parole che gli avrebbe riferito l'ex compagno. «Mi ha detto quello che era successo e cioè di aver ucciso Diabolik - si legge nell'ordinanza del gip Tamara De Amicis - che Leo (Leandro Bennato) era il mandante, che il motivo era personale, nel senso che Leo era considerato "infame" da Diabolik e che stava spargendo o avrebbe potuto spargere questa voce. Raul mi ha detto che aveva avuto centomila euro in contanti da Leo e siccome era poco ma Leo non aveva altro contante, gli avrebbe dato 4mila euro al mese e avrebbe continuato a lavorare con lui».

 

 

In base a queste dichiarazioni, l'ex dell'indagato avrebbe quindi riferito il prezzo dell'omicidio di Piscitelli. «M'hai rubato la pistola per fà 'n omicidio de m...!», afferma l'ex compagna di Raul Calderon in una telefonata intercettata. Calderon, è in carcere con l'accusa di omicidio aggravato dal metodo mafioso in relazione alla morte di Fabrizio Piscitelli. «Lo sai hai ammazzato Diabolik con la pistola mia, la 9X21, se me fai passà li guai so' cazzi tua Raul, quando te fai trent'anni lo vedi come stai male... Co' questo addio bello... E fa che nessuno mai me viene a bussà perché dico tutto quello che so». «Tu stai male - replica Calderon - te rendi conto de quello che dici.... Dillo... Urlalo brutta tr...». «A Raul...forse non hai capito che lo sanno tutti... Te devi andà a fa trent'anni perché non me li voglio fa io per te... Hai usato la pistola della rapina», conclude la donna.

 

 

A tradire il presunto killer di Diabolik sarebbe stato anche il tatuaggio sul polpaccio, coperto da una fasciatura durante i momenti dell'omicidio. «Un rilevante elemento per l'identificazione del sicario è la presenza di una fasciatura atta a coprire il polpaccio destro. Grazie ai filmati eseguiti dalla polizia giudiziaria nel 2019 si evidenziava che sulla gamba destra di Calderon comparivano due tatuaggi» si legge nell'ordinanza di convalida del fermo del gip. «Sulla base di quanto rilevato durante il servizio è doveroso evidenziare che dalle immagini del video che ha documentato le fasi dell'omicidio di Piscitelli è emerso che il suo killer indossava una bandana verde, che copriva la capigliatura e una vistosa fascia bianca proprio al polpaccio destro idonea a nascondere la presenza di eventuali segni distintivi quali possono essere ad esempio i tatuaggi» scrive il gip. E infine: «Il delitto di Fabrizio Piscitelli è maturato in un contesto criminale di gruppi contrapposti». Nel contestare l'aggravante del metodo mafioso, il giudice delinea il quadro criminale in cui è maturato il delitto, riportando anche parti della richiesta formulata dal pm, con riferimenti alle indagini relative a «Grande raccordo criminale» ai rapporti col clan Senese, all'indagine «Mondo di Mezzo».

 

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